L’attuale patrimonio stradale Italiano è costituito da 6.500 Km di Autostrade, 46.500 Km di strade Statali, 115.222 Km di strade provinciali e da 312.149 Km di strade comunali extraurbane, per un totale di 480.804 Km; a tale valore, va sommato lo sviluppo della viabilità urbana, non facilmente determinabile. Nel corso degli ultimi trenta anni, si è assistito all’incremento del traffico di veicoli pesanti che, unitamente alla diffusa tendenza di viaggiare in sovraccarico, determina il rapido deterioramento delle pavimentazioni stradali, soprattutto per accumulo di deformazioni permanenti; le conseguenti attività manutentive, ordinarie e straordinarie, necessarie per ripristinarne la funzionalità, risultano particolarmente onerose per la collettività, tenuto conto anche della notevole estensione della rete viaria italiana. Da ciò, ne è derivata l’esigenza di ricercare miscele bituminose con maggiore resistenza meccanica, soprattutto nei riguardi del fluage. Tra queste, un ruolo di eminente importanza è assunto dai conglomerati bituminosi (C.B.) additivati con plastiche di scarto e da riciclo (granulato di gomma) che, oltre ad accrescere la stabilità e ridurre la suscettività termica dei C.B., sono utilmente impiegati per recuperare parte degli enormi quantitativi di scarti di plastica prodotti in Italia (LPDE, PP, PVC, PET, ecc.), il cui smaltimento è imposto dalle disposizioni di legge che ne disciplinano il riuso. Il granulato di gomma (ottenuto anche da pneumatici dismessi) può essere introdotto nelle miscele bituminose secondo due tecniche ben distinte: “processo wet” e “processo dry”. Nel primo, la gomma e il bitume vengono fatti reagire insieme ad elevate temperature (la gomma costituisce il 18÷26% in peso del bitume); il legante ottenuto, noto come AR (Asphalt – Rubber), viene in seguito usato per il confezionamento dei C.B. Nel processo dry, invece, il granulato di gomma viene aggiunto all’aggregato lapideo prima della sua miscelazione col bitume; in tal modo, esso agisce da inerte, ma anche da legante poiché si manifestano reazioni chimiche, seppur parziali, col bitume. Considerato che nel processo dry il granulato di gomma usato rappresenta dal 2,5% al 5% in peso dell’aggregato, ne deriva che la tecnica offre l’opportunità di riciclare da due a quattro volte il quantitativo di gomma impiegabile nel processo wet; inoltre, diversamente da quanto accade per quest’ultimo, il confezionamento del C.B. con processo dry non presenta sostanziali accorgimenti tecnologici rispetto a quello tradizionale. Un ulteriore contributo offerto dalle moderne sovrastrutture stradali nel contrastare l’inquinamento ambientale, soprattutto in ambito urbano, è rappresentato dalle pavimentazioni fotocatalitiche, a “supporto cementizio” e “non cementizio”, in cui il biossido di titanio (TiO2) - nella struttura cristallina dell’anatasio - applicato con differenti tecniche al nastro stradale, accelera, in presenza di luce, il naturale processo di ossidazione degli inquinanti atmosferici organici ed inorganici. Tali innovazioni tecniche ed i relativi riscontri scientifici, sono argomentati nel presente lavoro.

GUERRIERI, M. (2008). LE SOVRASTRUTTURE STRADALI IN CONGLOMERATO BITUMINOSO. RECENTI INNOVAZIONI PER LA TUTELA AMBIENTALE..

LE SOVRASTRUTTURE STRADALI IN CONGLOMERATO BITUMINOSO. RECENTI INNOVAZIONI PER LA TUTELA AMBIENTALE.

GUERRIERI, Marco
2008-01-01

Abstract

L’attuale patrimonio stradale Italiano è costituito da 6.500 Km di Autostrade, 46.500 Km di strade Statali, 115.222 Km di strade provinciali e da 312.149 Km di strade comunali extraurbane, per un totale di 480.804 Km; a tale valore, va sommato lo sviluppo della viabilità urbana, non facilmente determinabile. Nel corso degli ultimi trenta anni, si è assistito all’incremento del traffico di veicoli pesanti che, unitamente alla diffusa tendenza di viaggiare in sovraccarico, determina il rapido deterioramento delle pavimentazioni stradali, soprattutto per accumulo di deformazioni permanenti; le conseguenti attività manutentive, ordinarie e straordinarie, necessarie per ripristinarne la funzionalità, risultano particolarmente onerose per la collettività, tenuto conto anche della notevole estensione della rete viaria italiana. Da ciò, ne è derivata l’esigenza di ricercare miscele bituminose con maggiore resistenza meccanica, soprattutto nei riguardi del fluage. Tra queste, un ruolo di eminente importanza è assunto dai conglomerati bituminosi (C.B.) additivati con plastiche di scarto e da riciclo (granulato di gomma) che, oltre ad accrescere la stabilità e ridurre la suscettività termica dei C.B., sono utilmente impiegati per recuperare parte degli enormi quantitativi di scarti di plastica prodotti in Italia (LPDE, PP, PVC, PET, ecc.), il cui smaltimento è imposto dalle disposizioni di legge che ne disciplinano il riuso. Il granulato di gomma (ottenuto anche da pneumatici dismessi) può essere introdotto nelle miscele bituminose secondo due tecniche ben distinte: “processo wet” e “processo dry”. Nel primo, la gomma e il bitume vengono fatti reagire insieme ad elevate temperature (la gomma costituisce il 18÷26% in peso del bitume); il legante ottenuto, noto come AR (Asphalt – Rubber), viene in seguito usato per il confezionamento dei C.B. Nel processo dry, invece, il granulato di gomma viene aggiunto all’aggregato lapideo prima della sua miscelazione col bitume; in tal modo, esso agisce da inerte, ma anche da legante poiché si manifestano reazioni chimiche, seppur parziali, col bitume. Considerato che nel processo dry il granulato di gomma usato rappresenta dal 2,5% al 5% in peso dell’aggregato, ne deriva che la tecnica offre l’opportunità di riciclare da due a quattro volte il quantitativo di gomma impiegabile nel processo wet; inoltre, diversamente da quanto accade per quest’ultimo, il confezionamento del C.B. con processo dry non presenta sostanziali accorgimenti tecnologici rispetto a quello tradizionale. Un ulteriore contributo offerto dalle moderne sovrastrutture stradali nel contrastare l’inquinamento ambientale, soprattutto in ambito urbano, è rappresentato dalle pavimentazioni fotocatalitiche, a “supporto cementizio” e “non cementizio”, in cui il biossido di titanio (TiO2) - nella struttura cristallina dell’anatasio - applicato con differenti tecniche al nastro stradale, accelera, in presenza di luce, il naturale processo di ossidazione degli inquinanti atmosferici organici ed inorganici. Tali innovazioni tecniche ed i relativi riscontri scientifici, sono argomentati nel presente lavoro.
2008
GUERRIERI, M. (2008). LE SOVRASTRUTTURE STRADALI IN CONGLOMERATO BITUMINOSO. RECENTI INNOVAZIONI PER LA TUTELA AMBIENTALE..
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