L’espansione di specie vegetali invasive sembra essere legata al diffuso degrado ambientale del territorio – da anni sottoposto a una forte pressione antropica – e alla contestuale caduta di barriere geografiche che ha prodotto spostamenti di espressioni floristiche particolarmente aggressive nelle più diverse direzioni. Ai vari livelli, il fenomeno è sottostimato malgrado costituisca un grande pericolo per l’integrità del paesaggio, per il contesto urbano, i giardini storici e i siti monumentali all’aperto; esso, indirettamente, rappresenta anche una minaccia per la biodiversità sottraendo spazio alle specie più sensibili e modificandone l’habitat. Nel contingente di specie invasive, in Europa, figurano in particolare due esotiche legnose: Robinia pseudoacacia L. [Fabaceae] e Ailanthus altissima (Mill.) Swingle [Simaroubaceae]. Originaria del Nordamerica, la robinia si è inserita all’interno dei sistemi forestali autoctoni, determinandovi spesso diffuse facies o addirittura soppiantando le specie native. L’ailanto, invece – originario della Cina – si insedia in vari contesti ambientali. Nella regione mediterranea, oltre che in ambienti naturali, risulta particolarmente diffuso nel contesto rurale e urbano, inserendosi rovinosamente da pioniere anche sulle strutture architettoniche e nei giardini. In considerazione delle gravi ripercussioni sul paesaggio, sulla vegetazione naturale e la biodiversità, nonché sui beni architettonici, si intende qui focalizzare l’attenzione proprio sulla seconda specie, prendendo come caso studio la realtà siciliana. L’ailanto – noto anche con il binomio Ailanthus glandulosa – in Italia è stato introdotto nel 1760 e quindi diffuso per sperimentare l'allevamento di Philosamia cynthia Drury, un lepidottero saturnide che avrebbe dovuto sostituire il baco da seta, minacciato da malattie epidemiche. Esso, poi, è stato impiegato anche per alberare strade e tratti di costa esposti al vento e alla salsedine, risultando molto resistente a quest’ultimo fattore. Infatti, si tratta di una specie legnosa molto rustica, dotata di strategie dispersive efficaci., capace d’insediarsi in ambienti aperti, su ruderi e strutture architettoniche. Pianta caducifoglia tra le più aggressive e pericolose – considerati la progressione del suo insediamento e gli effetti su strutture edilizie e paesaggio – desta, dunque, non poche preoccupazioni; per il suo controllo si rende necessario promuovere efficaci azioni e sperimentare tecniche di eradicazione che non danneggino l’ambiente o le strutture architettoniche. A tal fine occorre monitorarne la diffusione, l’impatto sugli ecosistemi e sulla biodiversità, oltre che l’azione su determinati manufatti storico-architettonici, comprendendo meglio le cause e le dinamiche della sua espansione. La protezione della vegetazione, in particolare nel paesaggio mediterraneo, costituisce una priorità e l’attenzione su Ailanthus altissima, si giustifica per il suo comportamento allelopatico e il suo elevato tasso di espansione. Si tratta di un caso emblematico, altamente esplicativo e percepibile dall’opinione pubblica come dagli amministratori direttamente o indirettamente coinvolti nella gestione del paesaggio e di altre tipologie di beni culturali. La messa a punto di tecniche per la rimozione e lo studio di metodi diretti e indiretti di controllo e prevenzione s’impongono, seppure con azioni temporalmente e spazialmente diversificate. In particolare, esse possono così configurarsi: - a breve termine, mediante eradicazione di tutti gli individui nei contesti urbani e archeologici e con eliminazione delle fonti di dispersione prossime; - a medio termine, attraverso mappatura della presenza dei vari nuclei sia nel contesto naturale che rurale, promuovendo interventi volti alla progressiva eradicazione della pianta, prioritariamente degli individui fertili, e alla sostituzione della vegetazione mediante introduzione di piante native; - a lungo termine, mettendo in atto possibili azioni integrate per la bonifica e il restauro ambientale delle aree infestate e per la protezione e miglioramento della vegetazione naturale. Le azioni a breve termine sono legate ai principi e obiettivi della strategia europea contro le specie aliene invasive e della Convenzione per il paesaggio europeo. Quelle a lungo termine sono legate alle questioni e agli obiettivi della Convenzione sulla Diversità biologica e del meccanismo di Clearing House. L’obbiettivo complessivo è perseguibile anche raccogliendo, condividendo e diffondendo la conoscenza sulle caratteristiche bio-ecologiche di Ailanthus altissima e sul suo impatto sui vari ecosistemi e manufatti di interesse storico e architettonico. Il caso studio presentato, per la immediata percezione dell’impatto della pianta sul paesaggio sia di tipo naturale che culturale, riesce a sensibilizzare la collettività e, conseguentemente – si spera – gli organismi politici e amministrativi deputati alla salvaguardia e/o alla gestione dei beni naturali e culturali. Nel 2004, studiosi di varie sedi universitarie italiane, coordinati dalla collega Maria Appiani del Dipartimento di Pianificazione territoriale dell’Università della Calabria (Rende, Cosenza), elaborarono il progetto ESULA (acronimo di Environmetally SUstainable Landscape - Ailanthus). Non fu finanziato e la spinta propositiva si allentò. A distanza di qualche anno, il presente Convegno offre l’occasione non solo di dibattere sull’opportunità e modalità del controllo di una pianta aliena, invasiva e tanto dannosa, ma anche per richiamare l’attenzione sugli effetti a distanza temporale e spaziale dell’infestazione. Che non sia la volta buona per rilanciare ESULA !

Raimondo, F.M. (2009). Piante invasive e ripercussioni su paesaggio e beni architettonici: il caso di Ailanthus altissima (Simaroubaceae). In Abstracts Sistemi Biologici e Beni Culturali (pp.13-13). Palermo : CRPR - Regione Siciliana.

Piante invasive e ripercussioni su paesaggio e beni architettonici: il caso di Ailanthus altissima (Simaroubaceae)

RAIMONDO, Francesco Maria
2009-01-01

Abstract

L’espansione di specie vegetali invasive sembra essere legata al diffuso degrado ambientale del territorio – da anni sottoposto a una forte pressione antropica – e alla contestuale caduta di barriere geografiche che ha prodotto spostamenti di espressioni floristiche particolarmente aggressive nelle più diverse direzioni. Ai vari livelli, il fenomeno è sottostimato malgrado costituisca un grande pericolo per l’integrità del paesaggio, per il contesto urbano, i giardini storici e i siti monumentali all’aperto; esso, indirettamente, rappresenta anche una minaccia per la biodiversità sottraendo spazio alle specie più sensibili e modificandone l’habitat. Nel contingente di specie invasive, in Europa, figurano in particolare due esotiche legnose: Robinia pseudoacacia L. [Fabaceae] e Ailanthus altissima (Mill.) Swingle [Simaroubaceae]. Originaria del Nordamerica, la robinia si è inserita all’interno dei sistemi forestali autoctoni, determinandovi spesso diffuse facies o addirittura soppiantando le specie native. L’ailanto, invece – originario della Cina – si insedia in vari contesti ambientali. Nella regione mediterranea, oltre che in ambienti naturali, risulta particolarmente diffuso nel contesto rurale e urbano, inserendosi rovinosamente da pioniere anche sulle strutture architettoniche e nei giardini. In considerazione delle gravi ripercussioni sul paesaggio, sulla vegetazione naturale e la biodiversità, nonché sui beni architettonici, si intende qui focalizzare l’attenzione proprio sulla seconda specie, prendendo come caso studio la realtà siciliana. L’ailanto – noto anche con il binomio Ailanthus glandulosa – in Italia è stato introdotto nel 1760 e quindi diffuso per sperimentare l'allevamento di Philosamia cynthia Drury, un lepidottero saturnide che avrebbe dovuto sostituire il baco da seta, minacciato da malattie epidemiche. Esso, poi, è stato impiegato anche per alberare strade e tratti di costa esposti al vento e alla salsedine, risultando molto resistente a quest’ultimo fattore. Infatti, si tratta di una specie legnosa molto rustica, dotata di strategie dispersive efficaci., capace d’insediarsi in ambienti aperti, su ruderi e strutture architettoniche. Pianta caducifoglia tra le più aggressive e pericolose – considerati la progressione del suo insediamento e gli effetti su strutture edilizie e paesaggio – desta, dunque, non poche preoccupazioni; per il suo controllo si rende necessario promuovere efficaci azioni e sperimentare tecniche di eradicazione che non danneggino l’ambiente o le strutture architettoniche. A tal fine occorre monitorarne la diffusione, l’impatto sugli ecosistemi e sulla biodiversità, oltre che l’azione su determinati manufatti storico-architettonici, comprendendo meglio le cause e le dinamiche della sua espansione. La protezione della vegetazione, in particolare nel paesaggio mediterraneo, costituisce una priorità e l’attenzione su Ailanthus altissima, si giustifica per il suo comportamento allelopatico e il suo elevato tasso di espansione. Si tratta di un caso emblematico, altamente esplicativo e percepibile dall’opinione pubblica come dagli amministratori direttamente o indirettamente coinvolti nella gestione del paesaggio e di altre tipologie di beni culturali. La messa a punto di tecniche per la rimozione e lo studio di metodi diretti e indiretti di controllo e prevenzione s’impongono, seppure con azioni temporalmente e spazialmente diversificate. In particolare, esse possono così configurarsi: - a breve termine, mediante eradicazione di tutti gli individui nei contesti urbani e archeologici e con eliminazione delle fonti di dispersione prossime; - a medio termine, attraverso mappatura della presenza dei vari nuclei sia nel contesto naturale che rurale, promuovendo interventi volti alla progressiva eradicazione della pianta, prioritariamente degli individui fertili, e alla sostituzione della vegetazione mediante introduzione di piante native; - a lungo termine, mettendo in atto possibili azioni integrate per la bonifica e il restauro ambientale delle aree infestate e per la protezione e miglioramento della vegetazione naturale. Le azioni a breve termine sono legate ai principi e obiettivi della strategia europea contro le specie aliene invasive e della Convenzione per il paesaggio europeo. Quelle a lungo termine sono legate alle questioni e agli obiettivi della Convenzione sulla Diversità biologica e del meccanismo di Clearing House. L’obbiettivo complessivo è perseguibile anche raccogliendo, condividendo e diffondendo la conoscenza sulle caratteristiche bio-ecologiche di Ailanthus altissima e sul suo impatto sui vari ecosistemi e manufatti di interesse storico e architettonico. Il caso studio presentato, per la immediata percezione dell’impatto della pianta sul paesaggio sia di tipo naturale che culturale, riesce a sensibilizzare la collettività e, conseguentemente – si spera – gli organismi politici e amministrativi deputati alla salvaguardia e/o alla gestione dei beni naturali e culturali. Nel 2004, studiosi di varie sedi universitarie italiane, coordinati dalla collega Maria Appiani del Dipartimento di Pianificazione territoriale dell’Università della Calabria (Rende, Cosenza), elaborarono il progetto ESULA (acronimo di Environmetally SUstainable Landscape - Ailanthus). Non fu finanziato e la spinta propositiva si allentò. A distanza di qualche anno, il presente Convegno offre l’occasione non solo di dibattere sull’opportunità e modalità del controllo di una pianta aliena, invasiva e tanto dannosa, ma anche per richiamare l’attenzione sugli effetti a distanza temporale e spaziale dell’infestazione. Che non sia la volta buona per rilanciare ESULA !
Settore BIO/02 - Botanica Sistematica
Convegno Nazionale AIAr sistemi Biologici e Beni Culturali
Orto Botanico, Palermo
6-7 ottobre 2009
2009
1
Raimondo, F.M. (2009). Piante invasive e ripercussioni su paesaggio e beni architettonici: il caso di Ailanthus altissima (Simaroubaceae). In Abstracts Sistemi Biologici e Beni Culturali (pp.13-13). Palermo : CRPR - Regione Siciliana.
Proceedings (atti dei congressi)
Raimondo, FM
File in questo prodotto:
Non ci sono file associati a questo prodotto.

I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.

Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/10447/43647
Citazioni
  • ???jsp.display-item.citation.pmc??? ND
  • Scopus ND
  • ???jsp.display-item.citation.isi??? ND
social impact