Come i cavalieri delle sue fiabe, Selma Lagerlöf «cosparge di polvere d’oro la grigia uniformità della vita» per farcela vedere con altri occhi, spingendoci a capire che si può davvero non essere soltanto «secche pergamene, borse di denaro ben annodate», «farfalle dalla vita caduca, eroi alla moda», ma piuttosto «uomini coraggiosi, forti», «uomini vagabondi» che non scambierebbero mai le armi d’oro della ricchezza interiore con le armi di bronzo del mondo, come avrebbe ammonito il vecchio Socrate l’ambizioso Alcibiade. E poi quella “polvere d’oro” la Lagerlöf oramai ottantenne – prima donna a venire insignita del Premio Nobel per la Letteratura nel 1909 – nel suo idealismo filantropico la sparse per davvero quando all’inizio della Guerra d’Inverno donò la sua medaglia d’oro al governo finlandese per supportare il paese invaso dalla Russia. Perché così furono la vita e l’opera della scrittrice svedese: uno sguardo sognante su una realtà e una natura intrise di magia e leggende popolari che non le impedì però mai di vedere le cose con limpidezza e pragmatismo. Il fantastico che ammanta e impreziosisce le storie della Lagerlöf infatti non è tanto fuga dalla realtà, quanto uno sguardo diverso puntato su una realtà che è sempre la medesima, eppure cambia proprio perché più ricco è l’occhio di chi la guarda e sa che molto di ciò che il mondo giudica “inesistente” è tale soltanto perché privo di un valore di scambio, come ogni cosa il cui valore è inestimabile.

Basso, I. M., Selma Lagerlöf. Polvere d’oro: visibili invisibilità, <<ALIAS DOMENICA>>, 2014-12-21 [http://hdl.handle.net/10807/107167]

Selma Lagerlöf. Polvere d’oro: visibili invisibilità

Basso, Ingrid Marina
2014

Abstract

Come i cavalieri delle sue fiabe, Selma Lagerlöf «cosparge di polvere d’oro la grigia uniformità della vita» per farcela vedere con altri occhi, spingendoci a capire che si può davvero non essere soltanto «secche pergamene, borse di denaro ben annodate», «farfalle dalla vita caduca, eroi alla moda», ma piuttosto «uomini coraggiosi, forti», «uomini vagabondi» che non scambierebbero mai le armi d’oro della ricchezza interiore con le armi di bronzo del mondo, come avrebbe ammonito il vecchio Socrate l’ambizioso Alcibiade. E poi quella “polvere d’oro” la Lagerlöf oramai ottantenne – prima donna a venire insignita del Premio Nobel per la Letteratura nel 1909 – nel suo idealismo filantropico la sparse per davvero quando all’inizio della Guerra d’Inverno donò la sua medaglia d’oro al governo finlandese per supportare il paese invaso dalla Russia. Perché così furono la vita e l’opera della scrittrice svedese: uno sguardo sognante su una realtà e una natura intrise di magia e leggende popolari che non le impedì però mai di vedere le cose con limpidezza e pragmatismo. Il fantastico che ammanta e impreziosisce le storie della Lagerlöf infatti non è tanto fuga dalla realtà, quanto uno sguardo diverso puntato su una realtà che è sempre la medesima, eppure cambia proprio perché più ricco è l’occhio di chi la guarda e sa che molto di ciò che il mondo giudica “inesistente” è tale soltanto perché privo di un valore di scambio, come ogni cosa il cui valore è inestimabile.
Italiano
21-dic-2014
Basso, I. M., Selma Lagerlöf. Polvere d’oro: visibili invisibilità, <<ALIAS DOMENICA>>, 2014-12-21 [http://hdl.handle.net/10807/107167]
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