According to Rudolf Wittkower Ricchino could be “the most imaginative and most richly endowed Italian architect of the early seventeenth century”. According to the Italian literature Ricchino had worked from Late Mannerist to Baroque age. This study will try to explain why Ricchino is an “inclassificabile” [untaggable] architect. His architecture frequently recalls buildings of the past and the Milanese and Lombard tradition. His projects are inspired, with no prejudice, by the Ancient, Middle Age and Renaissance, with elements that are never simply theoretical: his projects are based on the actual knowledge of the buildings of the past, and the capability to solve problems of the “real city”. Among his vast architectural production, some buildings or incomplete works have been selected. The majority of these samples are documented by drawings of the Raccolta Bianconi of the Archivio Storico Civico of Milan.

Nel 1958, Rudolf Wittkower ha riconosciuto in Francesco Maria Ricchino “the most imaginative and most richly endowed Italian architect of the early seventeenth century”. La storiografia italiana, sino agli anni ’90 del XX secolo, ha collocato il suo lavoro fra il Tardo Manierismo e il Primo Barocco italiano. In occasione delle più recenti indagini su “Il giovane Borromini” o su “Borromini milanese”, all’architetto che ha dominato la prima metà del secolo nello Stato di Milano, è stato riconosciuto un ruolo fondamentale in relazione alle novità dell’ambiente romano negli anni ’30 e ’40 del XVII secolo. Questo studio invece indaga la sua esperienza in quanto “inclassificabile”: una figura che non si può leggere e capire come isolata rispetto allo sfondo ma che contemporaneamente, emanando una luce particolare, ha offuscato molte delle sfumature dell’ambiente che lo circondava. Nell’arco della sua carriera Ricchino ha avuto modo di stabilire contatti con tutte le forze che stavano articolando la società e ha dovuto fare esperienza di tutti i processi che introducendo nuove norme, miravano alla conoscenza, al controllo e al ridisegno del territorio. Così come in quegli anni con percorsi tutt’altro che lineari si varavano riforme e si provava ad applicarle, allo stesso modo Richini, in architettura, sperimentava in campo linguistico, spaziale e geometrico, stabilendo delle connessioni fra l’eredità della cultura rinascimentale e le occasioni pratiche e concrete che la città reale gli offriva. Per tutta la vita, ha rilevato, disegnato, misurato, analizzato, valutato, stimato tutto ciò che la città di Milano e il suo territorio avevano ereditato dal passato, dimostrando di non avere riserve per incarichi parziali o modesti e di non avere pregiudizi di tipo linguistico. Operando concretamente a tutte le scale, in una città che si poteva misurare a passi e in un territorio controllabile a cavallo, ha potuto ‘metter mano’ ovunque e ha saputo ‘tenere sulle dita’ i termini del confronto con la tradizione. Con “facilità e libertà d’invenzione” e soprattutto in situazioni difficili, scomode e vere, ha spesso guardato alla storia costruita, quella che lui stesso ha contribuito a modificare, trasformare, demolire. In modo curioso e pragmatico, lo ha fatto in modo per nulla settario e spesso senza seguire norme, da negligente: è soprattutto in questo senso, e forse per questi motivi, che è stato un “inclassificabile”. Su questi temi il saggio analizza alcuni esempi concreti: progetti e realizzazioni milanesi analizzate attraverso disegni custoditi in archivi cittadini.

Francesco Maria Ricchino (1584-1658), progetti milanesi fra storia e storiografia

BALESTRERI, ISABELLA CARLA RACHELE
2017-01-01

Abstract

According to Rudolf Wittkower Ricchino could be “the most imaginative and most richly endowed Italian architect of the early seventeenth century”. According to the Italian literature Ricchino had worked from Late Mannerist to Baroque age. This study will try to explain why Ricchino is an “inclassificabile” [untaggable] architect. His architecture frequently recalls buildings of the past and the Milanese and Lombard tradition. His projects are inspired, with no prejudice, by the Ancient, Middle Age and Renaissance, with elements that are never simply theoretical: his projects are based on the actual knowledge of the buildings of the past, and the capability to solve problems of the “real city”. Among his vast architectural production, some buildings or incomplete works have been selected. The majority of these samples are documented by drawings of the Raccolta Bianconi of the Archivio Storico Civico of Milan.
2017
Nel 1958, Rudolf Wittkower ha riconosciuto in Francesco Maria Ricchino “the most imaginative and most richly endowed Italian architect of the early seventeenth century”. La storiografia italiana, sino agli anni ’90 del XX secolo, ha collocato il suo lavoro fra il Tardo Manierismo e il Primo Barocco italiano. In occasione delle più recenti indagini su “Il giovane Borromini” o su “Borromini milanese”, all’architetto che ha dominato la prima metà del secolo nello Stato di Milano, è stato riconosciuto un ruolo fondamentale in relazione alle novità dell’ambiente romano negli anni ’30 e ’40 del XVII secolo. Questo studio invece indaga la sua esperienza in quanto “inclassificabile”: una figura che non si può leggere e capire come isolata rispetto allo sfondo ma che contemporaneamente, emanando una luce particolare, ha offuscato molte delle sfumature dell’ambiente che lo circondava. Nell’arco della sua carriera Ricchino ha avuto modo di stabilire contatti con tutte le forze che stavano articolando la società e ha dovuto fare esperienza di tutti i processi che introducendo nuove norme, miravano alla conoscenza, al controllo e al ridisegno del territorio. Così come in quegli anni con percorsi tutt’altro che lineari si varavano riforme e si provava ad applicarle, allo stesso modo Richini, in architettura, sperimentava in campo linguistico, spaziale e geometrico, stabilendo delle connessioni fra l’eredità della cultura rinascimentale e le occasioni pratiche e concrete che la città reale gli offriva. Per tutta la vita, ha rilevato, disegnato, misurato, analizzato, valutato, stimato tutto ciò che la città di Milano e il suo territorio avevano ereditato dal passato, dimostrando di non avere riserve per incarichi parziali o modesti e di non avere pregiudizi di tipo linguistico. Operando concretamente a tutte le scale, in una città che si poteva misurare a passi e in un territorio controllabile a cavallo, ha potuto ‘metter mano’ ovunque e ha saputo ‘tenere sulle dita’ i termini del confronto con la tradizione. Con “facilità e libertà d’invenzione” e soprattutto in situazioni difficili, scomode e vere, ha spesso guardato alla storia costruita, quella che lui stesso ha contribuito a modificare, trasformare, demolire. In modo curioso e pragmatico, lo ha fatto in modo per nulla settario e spesso senza seguire norme, da negligente: è soprattutto in questo senso, e forse per questi motivi, che è stato un “inclassificabile”. Su questi temi il saggio analizza alcuni esempi concreti: progetti e realizzazioni milanesi analizzate attraverso disegni custoditi in archivi cittadini.
Francesco Maria Ricchino, Milano, progetti, disegni
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