La gonzaghesca Corte Virgiliana era conosciuta, prima del primo quarto del XVII secolo, con la denominazione di Corte di Pietole. Essa costituiva un importante complesso agricolo e residenziale, dislocato in sponda destra di Mincio, alle porte di Mantova, presso l'altura sulla quale si riteneva che fossero i resti della casa paterna del poeta Publio Virgilio Marone. Vi sbarcavano ed alloggiavano importanti personalità ospiti della famiglia Gonzaga alla quale sempre appartenne; fra le tante è ricordata la sosta di papa Pio II Piccolomini nel 1459. La corte con la palazzina venne restaurata fra 1510 e 1511 per volontà del marchese Francesco II Gonzaga e poi ancora (fra 1612/14 e 1627) sotto il cardinale e poi duca Ferdinando Gonzaga e la prefettura alle fabbriche dell'architetto Antonio Maria Viani, che ne fece una vera e propria villa. All'epoca era certamente dotata di almeno tre giardini, uno meridionale (l'ortaglia), l'altro occidentale, l'ultimo e meglio documentato orientale. Quest'ultimo era organizzato secondo viali geometrici bordati da siepi e alberature, destinati al passeggio a piedi e a cavallo, essendo strettamente connesso alle scuderie volute (si dice) da Guglielmo Gonzaga entro il 1587 (anno della morte) o comunque non più tarde del 1593. Il saggio, ripercorrendo la storia degli edifici della Corte (importante al pari a quella del Te per l'allevamento delle celebri razze equine gonzaghesche), ricostruisce, sulla scorta dei documenti d'archivio e della cartografia storica (comprese le tavole catastali e i relativi libri censuari teresiani, lombardo veneti e italiani) l'evoluzione delle aree verdi fra XVI e XX secolo.
[Borgo Virgilio]. I giardini di Corte Virgiliana (ex Corte di Pietole) [4]
C. Togliani
2018-01-01
Abstract
La gonzaghesca Corte Virgiliana era conosciuta, prima del primo quarto del XVII secolo, con la denominazione di Corte di Pietole. Essa costituiva un importante complesso agricolo e residenziale, dislocato in sponda destra di Mincio, alle porte di Mantova, presso l'altura sulla quale si riteneva che fossero i resti della casa paterna del poeta Publio Virgilio Marone. Vi sbarcavano ed alloggiavano importanti personalità ospiti della famiglia Gonzaga alla quale sempre appartenne; fra le tante è ricordata la sosta di papa Pio II Piccolomini nel 1459. La corte con la palazzina venne restaurata fra 1510 e 1511 per volontà del marchese Francesco II Gonzaga e poi ancora (fra 1612/14 e 1627) sotto il cardinale e poi duca Ferdinando Gonzaga e la prefettura alle fabbriche dell'architetto Antonio Maria Viani, che ne fece una vera e propria villa. All'epoca era certamente dotata di almeno tre giardini, uno meridionale (l'ortaglia), l'altro occidentale, l'ultimo e meglio documentato orientale. Quest'ultimo era organizzato secondo viali geometrici bordati da siepi e alberature, destinati al passeggio a piedi e a cavallo, essendo strettamente connesso alle scuderie volute (si dice) da Guglielmo Gonzaga entro il 1587 (anno della morte) o comunque non più tarde del 1593. Il saggio, ripercorrendo la storia degli edifici della Corte (importante al pari a quella del Te per l'allevamento delle celebri razze equine gonzaghesche), ricostruisce, sulla scorta dei documenti d'archivio e della cartografia storica (comprese le tavole catastali e i relativi libri censuari teresiani, lombardo veneti e italiani) l'evoluzione delle aree verdi fra XVI e XX secolo.File | Dimensione | Formato | |
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