Dal punto di vista dell’organizzazione spaziale e tipologica, la rete dei parchi scientifico-tecnologici in Italia e nel mondo evidenzia alcuni aspetti che meriterebbero un sistematico approfondimento da parte dell’architettura. Nella maggior parte dei casi si tratta di vere e propre cittadelle della ricerca per l’impresa, collocate nei territori peri-urbani, lontani dalla civitas e spesso straniate dal contesto fisico o addirittura inserite nel sistema degli iconemi legati ai paesaggi delle infrastrutture. La loro immagine, così importante per la costruzione della loro Corporate Identity, è spesso affidata all’esibizione di “tecnicismi”, di soluzioni progettuali spicciole, di metodologie di carattere tecnologico, energetico, impiantistico, ecologico. Negli ultimi anni, tuttavia, il progetto della sostenibilità sul piano ambientale sociale ed economico (che si pone come obiettivo prioritario il mantenimento delle risorse naturali e della bio-diversità) ha condotto a sperimentare strutture insediative e figure architettoniche di diversa ascendenza, giungendo a proporre il ripristino di ampie sacche di naturalità, rievocando una natura originaria profondamente legata al luogo, o instaurando un ordine naturale riferito a un altrove che affermi la valenza planetaria (globale) del giardino contemporaneo. Un’idea di parco tecnologico, che sottende un concetto di paesaggio inclusivo fino all’incoerenza per quanto riguarda funzioni e caratteri, tra infrastruttura e riserva naturalistica protetta, orto produttivo e parco romantico delle rovine su cui l’architettura del paesaggio sta avviando nuovi percorsi di sperimentazione.

Parchi tecnologici

PROTASONI, SARA;TORRICELLI, ANGELO
2015-01-01

Abstract

Dal punto di vista dell’organizzazione spaziale e tipologica, la rete dei parchi scientifico-tecnologici in Italia e nel mondo evidenzia alcuni aspetti che meriterebbero un sistematico approfondimento da parte dell’architettura. Nella maggior parte dei casi si tratta di vere e propre cittadelle della ricerca per l’impresa, collocate nei territori peri-urbani, lontani dalla civitas e spesso straniate dal contesto fisico o addirittura inserite nel sistema degli iconemi legati ai paesaggi delle infrastrutture. La loro immagine, così importante per la costruzione della loro Corporate Identity, è spesso affidata all’esibizione di “tecnicismi”, di soluzioni progettuali spicciole, di metodologie di carattere tecnologico, energetico, impiantistico, ecologico. Negli ultimi anni, tuttavia, il progetto della sostenibilità sul piano ambientale sociale ed economico (che si pone come obiettivo prioritario il mantenimento delle risorse naturali e della bio-diversità) ha condotto a sperimentare strutture insediative e figure architettoniche di diversa ascendenza, giungendo a proporre il ripristino di ampie sacche di naturalità, rievocando una natura originaria profondamente legata al luogo, o instaurando un ordine naturale riferito a un altrove che affermi la valenza planetaria (globale) del giardino contemporaneo. Un’idea di parco tecnologico, che sottende un concetto di paesaggio inclusivo fino all’incoerenza per quanto riguarda funzioni e caratteri, tra infrastruttura e riserva naturalistica protetta, orto produttivo e parco romantico delle rovine su cui l’architettura del paesaggio sta avviando nuovi percorsi di sperimentazione.
2015
Expo dopo Expo
978-88-661-7320-5
Parco tecnologico, paesaggio, architettura, corporate identity
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