La legge n.40 del 2004 rappresenta la chiara espressione di quella irrazionalità che pervade il legislatore nella regolamentazione del fenomeno della fecondazione assistita. Una tale affermazione non manca di trovare adeguata conferma nella verifica della mens legis così come impressa dall’esame dei lavori parlamentari che accompagnano il varo del disposto normativo qui oggetto di studio. Infatti, la disamina del testo normativo nel suo impatto costituzionale - che spinge da un recupero della laicità come metodo -, nel suo impatto con la prassi - in cui si assiste alla negazione del teleologismo dei valori normativo-superiori con il rifiuto del modello giurisprudenziale laico -, nel suo impatto con la politica criminale - con la definitiva presa d’atto della ennesima promessa non mantenuta in una legislazione acritica votata alla ineffettività -, portano al rifiuto di assolutismi eticizzanti nell’ambito di un settore, quello della bioetica in generale, in cui una legge, senza scegliere, ma aiutando a scegliere, sappia ovviare così definitivamente ai pericoli pur sempre insiti in una possibile deriva irrazionale da esaltazione di autoregolamentazione. In tale contesto, allora, il ricorso a schemi di giustificazione procedimentale, nella ricerca di criteri condizionanti la liceità di scelte responsabili, appare la soluzione più adeguata per una definizione normativa di quello spazio libero dal diritto che non sia uno spazio senza diritto
Dalla bioetica al biodiritto: irrazionalità e simbolismo di un provvedimento legislativo emergenziale in materia di procreazione medicalmente assistita
SESSA, Antonino
2004-01-01
Abstract
La legge n.40 del 2004 rappresenta la chiara espressione di quella irrazionalità che pervade il legislatore nella regolamentazione del fenomeno della fecondazione assistita. Una tale affermazione non manca di trovare adeguata conferma nella verifica della mens legis così come impressa dall’esame dei lavori parlamentari che accompagnano il varo del disposto normativo qui oggetto di studio. Infatti, la disamina del testo normativo nel suo impatto costituzionale - che spinge da un recupero della laicità come metodo -, nel suo impatto con la prassi - in cui si assiste alla negazione del teleologismo dei valori normativo-superiori con il rifiuto del modello giurisprudenziale laico -, nel suo impatto con la politica criminale - con la definitiva presa d’atto della ennesima promessa non mantenuta in una legislazione acritica votata alla ineffettività -, portano al rifiuto di assolutismi eticizzanti nell’ambito di un settore, quello della bioetica in generale, in cui una legge, senza scegliere, ma aiutando a scegliere, sappia ovviare così definitivamente ai pericoli pur sempre insiti in una possibile deriva irrazionale da esaltazione di autoregolamentazione. In tale contesto, allora, il ricorso a schemi di giustificazione procedimentale, nella ricerca di criteri condizionanti la liceità di scelte responsabili, appare la soluzione più adeguata per una definizione normativa di quello spazio libero dal diritto che non sia uno spazio senza dirittoI documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.