Il collasso delle colonie, se inteso come Colony Collapse Disorder (CCD), è una sindrome delle api mellifiche, ancora in fase di caratterizzazione, che ha determinato nell’ultimo quinquennio allarmanti perdite di alveari negli Stati Uniti d’America. Solo recentemente, tale condizione patologica, in senso stretto, è stata segnalata anche in Europa. Sia negli USA che in Europa, tuttavia, il fenomeno del collasso delle colonie, in senso lato, si inquadra nella più ampia problematica del declino o perdita delle colonie di api (honey bee colony losses), per ragioni di varia natura, ambientale e patologica, o per l’interazione di vari fattori che portano ad uno stato di “morbilità” tale da compromettere la produttività e la sopravvivenza delle colonie di api. Negli USA, una descrizione su base clinica di questo fenomeno ha portato ad individuare la contemporanea presenza dei seguenti sintomi: 1) rapida perdita di api operaie e contemporanea presenza di covata percolata all’interno delle colonie; 2) operaie rimanenti molto giovani e presenza della regina; 3) mancanza di operaie morte all’interno o in prossimità delle colonie; 4) scorte di miele e polline abbondanti nei favi; 5) invasione tardiva di parassiti e intrusi dell’alveare e assenza di cleptoparassitismo; 6) livelli non dannosi di Varroa e/o Nosema spp. In Italia, gli sforzi maggiori volti a chiarire le cause delle perdite di colonie, sono stati ampiamente esperiti nell’ambito del programma APENET (attualmente BEENET). I risultati scientifici più significativi di tale programma, hanno riguardato le interazioni tra il parassitismo di Varroa destructor e virus (DWV) e l’impatto dei pesticidi in aree agricole, con particolare riferimento ai Neonicotinoidi, già implicati in gravi perdite e fenomeni di spopolamento di alveari in Francia, a partire dai primi anni del decennio scorso. In generale, i confronti finora effettuati, sia in America che in Europa, hanno evidenziato l’assenza o la contraddittoria presenza di differenze quantitative dei numerosi parametri osservati in colonie con sintomi di collasso rispetto a colonie classificate sane, non escludendo che i vari agenti patogeni/parassitari o fattori di natura genetica, fisiologica, nutrizionale e ambientale, singolarmente o in combinazione, siano responsabili del collasso. È certo che il maggior carico di patogeni o di co-infezioni in colonie affette da collasso rispetto a colonie sane, dimostra una maggiore esposizione o una più ridotta difesa delle api con sintomi di collasso. Gli studi epidemiologici hanno evidenziato che, delle numerose variabili finora quantificate, nessuna è stata giudicata sufficientemente consistente da costituire un’unica causa di questo fenomeno. Inoltre, la condizione del collasso nota come CCD, sulla base della distribuzione degli alveari colpiti, risulterebbe contagiosa o rifletterebbe fattori di rischio comuni all’interno degli apiari. Permane in generale l’esigenza di una più precisa caratterizzazione e di una maggiore standardizzazione della definizione e della diagnosi del collasso delle colonie di api, per consentire un confronto dei dati su scala globale. L’apicoltura oggi subisce questa emergenza sia in termini di impatto economico negativo dovuto alle perdite di api e al calo delle produzioni, sia per le implicazioni nella gestione tecnica e sanitaria degli apiari. Le fonti di stress e di contaminazioni a cui sono costantemente esposte le api concorrono a ridurne l’efficienza immunitaria, alterandone gli equilibri e la capacità di autodifesa a livello individuale e sociale. Per far fronte a questa situazione, si impone un approccio più consapevole e qualificato all’apicoltura, orientato verso una maggiore sostenibilità sia in termini ambientali che di conduzione tecnico-sanitaria degli apiari secondo i principi della gestione integrata.

The honey bee colony collapse, well known in USA as Colony Collapse Disorder (CCD), is a syndrome of the honey bee colonies not yet completely defined which has determined serious losses in the last years. The CCD, in the strict sense of patho- logical condition, has also been reported recently in Europe. However, the colony collapse, in the broad sense of the term, is part of the wider problem of the honey bee colony losses in USA and Europe. A clinical description of operational cases of CCD colonies showed the simultaneous presence of the following symptoms: (I) rapid loss of adult workers as evidenced by large amounts of capped brood within a collapsing colony, (II) surviving work- ers are young and the queen is present, (III) lack of dead workers within or proximal to collapsed colonies, (IV) abundant food stocks in collapsed colonies, (V) delayed invasion by other hive pests and (VI) non-damaging levels of the ectoparasitic mite Varroa destructor and/or the microsporidian endoparasite Nosema spp. at the time of collapse. In Italy, the greatest efforts to clarify the causes of colony losses have been widely experienced/investigated in the APENET (currently BEENET) programme. The most significant scientific results regarded the interactions between the parasitism of V. destructor and the Deformed Wing Virus (DWV), as well as the impact of pesticides on agro-ecosystems, particularly Neonicotinoids. In general, the investigations carried out both in USA and in Europe showed that none of the many quantified variables (including adult bee physiology, parasites, pathogen loads and pesticide levels) emerged as a most-likely cause of collapse. In colonies affected by the collapse, higher pathogen loads and co-infections with a greater number of pathogens were observed than in healthy ones, suggesting an increased exposure to pathogens or a reduced resistance of bees toward pathogens. Furthermore, on the basis of the distribution of the affected hives, the condition of CCD would be contagious or reflect a com- mon risk factor within the apiaries. However, a more precise characterization and standardization of colony collapse is need- ed in order to allow a comparison of data at global scale. Presently, beekeeping strongly suffers the negative economic impact of this morbidity which causes colony and yield losses. The implications at apiary level concern the technical and integrated parasite/pathogen management to avoid sources of stress that may contribute in reducing the immune defense of honey bee colonies.

IL COLLASSO DELLE COLONIE E L’APICOLTURA OGGI / Floris, Ignazio; Satta, Alberto. - LXI:(2013), pp. 69-72. (Intervento presentato al convegno Atti e rendiconti Accademia Nazionale Italiana di Entomologia Anno 2013 tenutosi a Firenze nel 15-16 febbraio 2013).

IL COLLASSO DELLE COLONIE E L’APICOLTURA OGGI

FLORIS, Ignazio;SATTA, Alberto
2013-01-01

Abstract

The honey bee colony collapse, well known in USA as Colony Collapse Disorder (CCD), is a syndrome of the honey bee colonies not yet completely defined which has determined serious losses in the last years. The CCD, in the strict sense of patho- logical condition, has also been reported recently in Europe. However, the colony collapse, in the broad sense of the term, is part of the wider problem of the honey bee colony losses in USA and Europe. A clinical description of operational cases of CCD colonies showed the simultaneous presence of the following symptoms: (I) rapid loss of adult workers as evidenced by large amounts of capped brood within a collapsing colony, (II) surviving work- ers are young and the queen is present, (III) lack of dead workers within or proximal to collapsed colonies, (IV) abundant food stocks in collapsed colonies, (V) delayed invasion by other hive pests and (VI) non-damaging levels of the ectoparasitic mite Varroa destructor and/or the microsporidian endoparasite Nosema spp. at the time of collapse. In Italy, the greatest efforts to clarify the causes of colony losses have been widely experienced/investigated in the APENET (currently BEENET) programme. The most significant scientific results regarded the interactions between the parasitism of V. destructor and the Deformed Wing Virus (DWV), as well as the impact of pesticides on agro-ecosystems, particularly Neonicotinoids. In general, the investigations carried out both in USA and in Europe showed that none of the many quantified variables (including adult bee physiology, parasites, pathogen loads and pesticide levels) emerged as a most-likely cause of collapse. In colonies affected by the collapse, higher pathogen loads and co-infections with a greater number of pathogens were observed than in healthy ones, suggesting an increased exposure to pathogens or a reduced resistance of bees toward pathogens. Furthermore, on the basis of the distribution of the affected hives, the condition of CCD would be contagious or reflect a com- mon risk factor within the apiaries. However, a more precise characterization and standardization of colony collapse is need- ed in order to allow a comparison of data at global scale. Presently, beekeeping strongly suffers the negative economic impact of this morbidity which causes colony and yield losses. The implications at apiary level concern the technical and integrated parasite/pathogen management to avoid sources of stress that may contribute in reducing the immune defense of honey bee colonies.
2013
978-88-96493-10-6
Il collasso delle colonie, se inteso come Colony Collapse Disorder (CCD), è una sindrome delle api mellifiche, ancora in fase di caratterizzazione, che ha determinato nell’ultimo quinquennio allarmanti perdite di alveari negli Stati Uniti d’America. Solo recentemente, tale condizione patologica, in senso stretto, è stata segnalata anche in Europa. Sia negli USA che in Europa, tuttavia, il fenomeno del collasso delle colonie, in senso lato, si inquadra nella più ampia problematica del declino o perdita delle colonie di api (honey bee colony losses), per ragioni di varia natura, ambientale e patologica, o per l’interazione di vari fattori che portano ad uno stato di “morbilità” tale da compromettere la produttività e la sopravvivenza delle colonie di api. Negli USA, una descrizione su base clinica di questo fenomeno ha portato ad individuare la contemporanea presenza dei seguenti sintomi: 1) rapida perdita di api operaie e contemporanea presenza di covata percolata all’interno delle colonie; 2) operaie rimanenti molto giovani e presenza della regina; 3) mancanza di operaie morte all’interno o in prossimità delle colonie; 4) scorte di miele e polline abbondanti nei favi; 5) invasione tardiva di parassiti e intrusi dell’alveare e assenza di cleptoparassitismo; 6) livelli non dannosi di Varroa e/o Nosema spp. In Italia, gli sforzi maggiori volti a chiarire le cause delle perdite di colonie, sono stati ampiamente esperiti nell’ambito del programma APENET (attualmente BEENET). I risultati scientifici più significativi di tale programma, hanno riguardato le interazioni tra il parassitismo di Varroa destructor e virus (DWV) e l’impatto dei pesticidi in aree agricole, con particolare riferimento ai Neonicotinoidi, già implicati in gravi perdite e fenomeni di spopolamento di alveari in Francia, a partire dai primi anni del decennio scorso. In generale, i confronti finora effettuati, sia in America che in Europa, hanno evidenziato l’assenza o la contraddittoria presenza di differenze quantitative dei numerosi parametri osservati in colonie con sintomi di collasso rispetto a colonie classificate sane, non escludendo che i vari agenti patogeni/parassitari o fattori di natura genetica, fisiologica, nutrizionale e ambientale, singolarmente o in combinazione, siano responsabili del collasso. È certo che il maggior carico di patogeni o di co-infezioni in colonie affette da collasso rispetto a colonie sane, dimostra una maggiore esposizione o una più ridotta difesa delle api con sintomi di collasso. Gli studi epidemiologici hanno evidenziato che, delle numerose variabili finora quantificate, nessuna è stata giudicata sufficientemente consistente da costituire un’unica causa di questo fenomeno. Inoltre, la condizione del collasso nota come CCD, sulla base della distribuzione degli alveari colpiti, risulterebbe contagiosa o rifletterebbe fattori di rischio comuni all’interno degli apiari. Permane in generale l’esigenza di una più precisa caratterizzazione e di una maggiore standardizzazione della definizione e della diagnosi del collasso delle colonie di api, per consentire un confronto dei dati su scala globale. L’apicoltura oggi subisce questa emergenza sia in termini di impatto economico negativo dovuto alle perdite di api e al calo delle produzioni, sia per le implicazioni nella gestione tecnica e sanitaria degli apiari. Le fonti di stress e di contaminazioni a cui sono costantemente esposte le api concorrono a ridurne l’efficienza immunitaria, alterandone gli equilibri e la capacità di autodifesa a livello individuale e sociale. Per far fronte a questa situazione, si impone un approccio più consapevole e qualificato all’apicoltura, orientato verso una maggiore sostenibilità sia in termini ambientali che di conduzione tecnico-sanitaria degli apiari secondo i principi della gestione integrata.
IL COLLASSO DELLE COLONIE E L’APICOLTURA OGGI / Floris, Ignazio; Satta, Alberto. - LXI:(2013), pp. 69-72. (Intervento presentato al convegno Atti e rendiconti Accademia Nazionale Italiana di Entomologia Anno 2013 tenutosi a Firenze nel 15-16 febbraio 2013).
File in questo prodotto:
Non ci sono file associati a questo prodotto.

I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.

Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/11388/75315
Citazioni
  • ???jsp.display-item.citation.pmc??? ND
  • Scopus ND
  • ???jsp.display-item.citation.isi??? ND
social impact