L’indagine del patrimonio industriale dismesso evidenzia problematiche di una nuova specificità disciplinare, per molti versi paragonabili a quelle della Architectura vulgaris. I grandi complessi produttivi che lo compongono, sono macchine nate perfette e aggiornate sia dal punto di vista della produzione che da quello dell’immagine architettonica, che si modificano ed evolvono nel tempo, fintanto che le mutate condizioni economiche, politiche e sociali rendono perlopiù irripetibili alcune delle funzioni per le quali sono state create e diseconomica la loro ulteriore trasformazione. Per molte segue l’abbandono progressivo e siti industriali come quello delle ex industrie chimiche della società “Terni” di Papigno , nei pressi della centrale idroelettrica della cascata delle Marmore, pur insistendo geograficamente su aree oramai urbane, divengono vuoti involucri, aree degradate, ai margini della vita sociale e avulsi dalla quotidianità. E’ evidente che queste grandi aree costituiscano oggi una risorsa per la riqualificazione dei nostri territori e il loro recupero sia indissolubilmente legato a ipotesi di riuso, inserite in più ampi programmi di sviluppo urbano e metropolitano. Le motivazioni sono molteplici, non ultima la questione economica, poiché i costi elevati del recupero, giustificati dall’interesse per la salvaguardia e la tutela del patrimonio storico-monumentale , hanno ragion d’essere soprattutto in vista dell’uso a beneficio della comunità, che gli garantisca una sopravvivenza autonoma e lo inserisca validamente nella realtà territoriale e ambientale.

Cinque teoremi della città rimossa.Quarto teorema. Il camaleonte sopravvive

SOLETTI, Adriana;BIANCONI, Fabio;BONCI, ALESSIA
2002

Abstract

L’indagine del patrimonio industriale dismesso evidenzia problematiche di una nuova specificità disciplinare, per molti versi paragonabili a quelle della Architectura vulgaris. I grandi complessi produttivi che lo compongono, sono macchine nate perfette e aggiornate sia dal punto di vista della produzione che da quello dell’immagine architettonica, che si modificano ed evolvono nel tempo, fintanto che le mutate condizioni economiche, politiche e sociali rendono perlopiù irripetibili alcune delle funzioni per le quali sono state create e diseconomica la loro ulteriore trasformazione. Per molte segue l’abbandono progressivo e siti industriali come quello delle ex industrie chimiche della società “Terni” di Papigno , nei pressi della centrale idroelettrica della cascata delle Marmore, pur insistendo geograficamente su aree oramai urbane, divengono vuoti involucri, aree degradate, ai margini della vita sociale e avulsi dalla quotidianità. E’ evidente che queste grandi aree costituiscano oggi una risorsa per la riqualificazione dei nostri territori e il loro recupero sia indissolubilmente legato a ipotesi di riuso, inserite in più ampi programmi di sviluppo urbano e metropolitano. Le motivazioni sono molteplici, non ultima la questione economica, poiché i costi elevati del recupero, giustificati dall’interesse per la salvaguardia e la tutela del patrimonio storico-monumentale , hanno ragion d’essere soprattutto in vista dell’uso a beneficio della comunità, che gli garantisca una sopravvivenza autonoma e lo inserisca validamente nella realtà territoriale e ambientale.
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