Da un lato si impone il pareggio di bilancio e si impedisce l’indebitamento senza condizioni, dall’altro si concedono prestiti solo a chi in cambio riduce la spesa sociale, privatizza il patrimonio pubblico, liberalizza i servizi e precarizza il lavoro: è in questo modo che si sta procedendo alla costruzione dell’unità europea. Senza coinvolgere i parlamenti e dunque nel disprezzo della democrazia, sacrificata per assecondare i mercati. Non è un caso che le vittime designate di questa strategia siano Grecia, Italia, Portogallo e Spagna: paesi che hanno sperimentato il fascismo e che ne sono usciti con costituzioni che parlano di democrazia economica. Anche la Germania ha vissuto un’esperienza fascista, ma la sua vita politica è stata fin da subito dominata dagli ordoliberali, fautori di uno Stato forte custode della concorrenza e di una società pacificata anche attraverso il richiamo a valori premoderni. Gli ordoliberali furono compromessi con il nazismo, ma il loro anticomunismo e le dinamiche della Guerra fredda valsero ad assicurare loro l’appoggio statunitense contro l’orientamento della maggioranza dei tedeschi. Il nome scelto per riassumere il loro credo, «economia sociale di mercato», divenne anche il fondamento della costruzione dell’unità europea, da subito concepita come presidio della concorrenza e dell’inclusione sociale ridotta a inclusione nel mercato. Il libro ricostruisce il percorso che ha condotto all’attuale costruzione europea, offrendo interpretazioni utili a comprendere la matrice politiche e l’ispirazione ideologica di quanto appare come l’ennesima tappa di uno scontro immanente tra capitalismo e democrazia.

La dittatura dello spread. Germania, Europa e crisi del debito.

SOMMA, Alessandro
2014

Abstract

Da un lato si impone il pareggio di bilancio e si impedisce l’indebitamento senza condizioni, dall’altro si concedono prestiti solo a chi in cambio riduce la spesa sociale, privatizza il patrimonio pubblico, liberalizza i servizi e precarizza il lavoro: è in questo modo che si sta procedendo alla costruzione dell’unità europea. Senza coinvolgere i parlamenti e dunque nel disprezzo della democrazia, sacrificata per assecondare i mercati. Non è un caso che le vittime designate di questa strategia siano Grecia, Italia, Portogallo e Spagna: paesi che hanno sperimentato il fascismo e che ne sono usciti con costituzioni che parlano di democrazia economica. Anche la Germania ha vissuto un’esperienza fascista, ma la sua vita politica è stata fin da subito dominata dagli ordoliberali, fautori di uno Stato forte custode della concorrenza e di una società pacificata anche attraverso il richiamo a valori premoderni. Gli ordoliberali furono compromessi con il nazismo, ma il loro anticomunismo e le dinamiche della Guerra fredda valsero ad assicurare loro l’appoggio statunitense contro l’orientamento della maggioranza dei tedeschi. Il nome scelto per riassumere il loro credo, «economia sociale di mercato», divenne anche il fondamento della costruzione dell’unità europea, da subito concepita come presidio della concorrenza e dell’inclusione sociale ridotta a inclusione nel mercato. Il libro ricostruisce il percorso che ha condotto all’attuale costruzione europea, offrendo interpretazioni utili a comprendere la matrice politiche e l’ispirazione ideologica di quanto appare come l’ennesima tappa di uno scontro immanente tra capitalismo e democrazia.
2014
9788865481011
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