Oggetto di questa comunicazione è un nucleo di materiali rinvenuto nel corso di scavi e restauri operati dalla Soprintendenza per i Beni Archeologici di Ostia negli ultimi due decenni nel Borgo e nel Castello di Ostia Antica, costruito su di una struttura fortificata più antica, nella seconda metà del XV secolo dal Cardinale Giuliano della Rovere, poi papa Giulio II. Questi reperti, malgrado siano carenti di riferimenti stratigrafici precisi, sono fonte di informazioni preziose per uno studio generale sulle produzioni ceramiche in uso nel territorio romano in età rinascimentale e più in particolare come documentazione storica sulla suppellettile domestica utilizzata nell'abitato fortificato. Tali ritrovamenti ceramici testimoniano inoltre i contatti commerciali dell'urbe romana, in special modo nel periodo quattro-cinquecentesco, quando il porto di Ostia rappresentava uno dei principali nodi di scambio delle merci provenienti da varie aree del Mediterraneo. Poiché gran parte degli esemplari rinvenuti provengono dall'area del Castello, le ceramiche di maggior pregio possono rispecchiare le relazioni culturali, economiche e politiche della curia vescovile ostiense e della corte papale che soggiornava episodicamente nella struttura fortificata. I materiali più comuni sono invece da riferire agli usi della guarnigione che prestava servizio fisso nel castello, sede della dogana pontificia fino al suo spostamento nel 1557, dopo la disastrosa piena del Tevere, che portò il fiume ad un cambiamento di corso, allontanandolo dall'abitato ostiense. Lo studio in corso è stato inserito all'interno di un contesto più ampio relativo all'area romana, definito nelle linee generali grazie all'analisi dei dati documentari, archeologici e geologici riguardanti la città ed il suo rapporto con il territorio ostiense, cui strettamente si relazionava grazie soprattutto al veloce collegamento fluviale. Già in precedenti ricerche su maioliche cinquecentesche rinvenute in ambito romano è stato posto il dubbio se parte di queste ceramiche, decorate con motivi di origine extra-regionale, fossero state importate dagli originari centri di produzione o, viceversa, fossero state realizzate a Roma da botteghe locali, gestite però da vasai provenienti da tali centri, che continuavano a dipingere sulle ceramiche decori tipici del loro luogo d'origine. Spesso nemmeno l'analisi delle forme, solo alcune volte caratteristiche dell'ambito locale, ha potuto contribuire alla definizione del problema. È apparso pertanto indispensabile l'intervento di uno studio multidisciplinare che con l'ausilio di analisi archeometriche, mediante una classificazione dei materiali in funzione della tipologia degli impasti (tessitura, composizione mineralogica, composizione chimica), dei caratteri tessiturali e composizionali dei rivestimenti, permettesse di individuare i differenti raggruppamenti ceramici riferibili alle differenti produzioni in modo maggiormente oggettivo, al di là della comunque imprescindibile, analisi tipologica e stilistica dell'apparato morfologico e decorativo. Tale ricerca multidisciplinare è pertanto volta all'individuazione, all'interno del nucleo di maioliche esaminate, di materiali che, per il tipo d'impasto e di rivestimento, composizionalmente e tecnologicamente omogenei, possano ipotizzarsi di probabile produzione locale, o al contrario possano attribuirsi a fornaci faentine, derutesi, liguri o montelupine, per le quali si è in possesso di dati archeometrici di riferimento. Questa campionatura, i cui risultati non possono ovviamente essere generalizzati a tutti i contesti di smaltate rinascimentali rinvenuti in area romana, potrà comunque contribuire, a confronto con le fonti storico-archivistiche, all'approfondimento di una problematica ancora poco analizzata da questo punto di vista, circa la reale incidenza quantitativa e qualitativa delle importazioni a Roma da altri centri produttivi. L'interpretazione delle microstratigrafie e delle microstrutture dei rivestimenti stanno fornendo anche preziose indicazioni su alcune fasi del ciclo di produzione delle ceramiche smaltate rinascimentali e su alcuni accorgimenti tecnici adottati durante la loro fabbricazione.

Maioliche cinquecentesche dal borgo di Ostia Antica: primi dati archeometrici

RICCARDI, MARIA PIA
2003-01-01

Abstract

Oggetto di questa comunicazione è un nucleo di materiali rinvenuto nel corso di scavi e restauri operati dalla Soprintendenza per i Beni Archeologici di Ostia negli ultimi due decenni nel Borgo e nel Castello di Ostia Antica, costruito su di una struttura fortificata più antica, nella seconda metà del XV secolo dal Cardinale Giuliano della Rovere, poi papa Giulio II. Questi reperti, malgrado siano carenti di riferimenti stratigrafici precisi, sono fonte di informazioni preziose per uno studio generale sulle produzioni ceramiche in uso nel territorio romano in età rinascimentale e più in particolare come documentazione storica sulla suppellettile domestica utilizzata nell'abitato fortificato. Tali ritrovamenti ceramici testimoniano inoltre i contatti commerciali dell'urbe romana, in special modo nel periodo quattro-cinquecentesco, quando il porto di Ostia rappresentava uno dei principali nodi di scambio delle merci provenienti da varie aree del Mediterraneo. Poiché gran parte degli esemplari rinvenuti provengono dall'area del Castello, le ceramiche di maggior pregio possono rispecchiare le relazioni culturali, economiche e politiche della curia vescovile ostiense e della corte papale che soggiornava episodicamente nella struttura fortificata. I materiali più comuni sono invece da riferire agli usi della guarnigione che prestava servizio fisso nel castello, sede della dogana pontificia fino al suo spostamento nel 1557, dopo la disastrosa piena del Tevere, che portò il fiume ad un cambiamento di corso, allontanandolo dall'abitato ostiense. Lo studio in corso è stato inserito all'interno di un contesto più ampio relativo all'area romana, definito nelle linee generali grazie all'analisi dei dati documentari, archeologici e geologici riguardanti la città ed il suo rapporto con il territorio ostiense, cui strettamente si relazionava grazie soprattutto al veloce collegamento fluviale. Già in precedenti ricerche su maioliche cinquecentesche rinvenute in ambito romano è stato posto il dubbio se parte di queste ceramiche, decorate con motivi di origine extra-regionale, fossero state importate dagli originari centri di produzione o, viceversa, fossero state realizzate a Roma da botteghe locali, gestite però da vasai provenienti da tali centri, che continuavano a dipingere sulle ceramiche decori tipici del loro luogo d'origine. Spesso nemmeno l'analisi delle forme, solo alcune volte caratteristiche dell'ambito locale, ha potuto contribuire alla definizione del problema. È apparso pertanto indispensabile l'intervento di uno studio multidisciplinare che con l'ausilio di analisi archeometriche, mediante una classificazione dei materiali in funzione della tipologia degli impasti (tessitura, composizione mineralogica, composizione chimica), dei caratteri tessiturali e composizionali dei rivestimenti, permettesse di individuare i differenti raggruppamenti ceramici riferibili alle differenti produzioni in modo maggiormente oggettivo, al di là della comunque imprescindibile, analisi tipologica e stilistica dell'apparato morfologico e decorativo. Tale ricerca multidisciplinare è pertanto volta all'individuazione, all'interno del nucleo di maioliche esaminate, di materiali che, per il tipo d'impasto e di rivestimento, composizionalmente e tecnologicamente omogenei, possano ipotizzarsi di probabile produzione locale, o al contrario possano attribuirsi a fornaci faentine, derutesi, liguri o montelupine, per le quali si è in possesso di dati archeometrici di riferimento. Questa campionatura, i cui risultati non possono ovviamente essere generalizzati a tutti i contesti di smaltate rinascimentali rinvenuti in area romana, potrà comunque contribuire, a confronto con le fonti storico-archivistiche, all'approfondimento di una problematica ancora poco analizzata da questo punto di vista, circa la reale incidenza quantitativa e qualitativa delle importazioni a Roma da altri centri produttivi. L'interpretazione delle microstratigrafie e delle microstrutture dei rivestimenti stanno fornendo anche preziose indicazioni su alcune fasi del ciclo di produzione delle ceramiche smaltate rinascimentali e su alcuni accorgimenti tecnici adottati durante la loro fabbricazione.
2003
9788878142275
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/11571/16802
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