Introduzione : Il cinema ha un linguaggio costruito tramite l’uso tecnologico audiovisuale, con il quale l’attore si relaziona in una nuova prospettiva di recitazione. Sia l’ambientazione, l’illuminazione, i movimenti e gli angoli della machina da presa, la ripresa dei suoni, la colona sonora, i rumori, la sceneggiatura, che l’abbigliamento, il trucco, il corpo, la postura, i gesti, le espressioni faciali, la voce e la parola dell’attore compongono la mise-en-scene, veicolano informazioni e, principalmente, emozioni. Ricco di significati, gli aspetti visivi e udibili, scelti da un gruppo di professionisti, diretto dal loro regista, cerca di costruire una narrativa, dove vengono espresse delle informazioni sul personaggio e sulla sua storia, ma pure informazioni che vanno oltre, riprendendo un contesto storico e artistico, che rispecchiano sia lo stile dell’attore -divo, del suo ruolo, del regista e del genere cinematografico. Per un lungo tempo, la storia del cinema si ha occupato dell’analisi dei film da una prospettiva della regia, senza considerare la recitazione e i significati da questa veicolati, così come l’importanza autoriale dell’attore nella costruzione espressiva dei personaggi, anche se la figura divistica è stata presto riconosciuta di grande pregio commerciale in tale industria e studiata dal punto di vista sociologico. Uno dei motivi suggeriti per tale mancanza è stata la “resistenza all’analisi”, la difficoltà di analizzare la recitazione dovuta al suo stile naturalistico. Da poco tempo, però, la ricerca interdisciplinare ha permesso l’inizio di tali studi e viene colmando questa lacuna storica. Capire l’insieme semiotico della costruzione del personaggio permette di portare la logopedia oltre i suoi limiti di attuazione, andando oltre le questioni di salute e benessere vocale, per esplorare gli aspetti espressivi e artistici della recitazione cinematografica, il che dà la possibilità a gli attori-autori e ai registi di espandere le loro risorse nella costruzione semiotica dei personaggi. Metodo : E’ stata analizzata la prima scena, in cui il personaggio Cesira, di Sophia Loren, compare dentro la trama di La Ciociara (1960), di Vittorio De Sica. Il film, di genere drammatico, è importante per la storia del cinema e per aver conferito il secondo Oscar di migliore attrice a un’italiana . Sono stati analizzati gli aspetti visibili e udibili presenti nella scena della durata di due minuti (2’28’’ - 4’28’’) . Tra gli aspetti visibili: l’abbigliamento, la pettinatura, la postura, i gesti, la micro-espressione faciale, lo sguardo, lo spostamento, la tensione e la direzione dei movimenti. Tra gli aspetti udibili: i rumori dell’ambiente, i suoni non-verbali del corpo (respirazione e i sospiri), la qualità vocale, l’attacco glottico, la velocità della parola, il ritmo, l’articolazione, l’accentuazione, il loudness , il pitch e il vocabolario. L’analisi è stata realizzata da una logopedista con esperienza nella valutazione percettiva della voce. Risultati : Il film è stato girato in bianco nero. La prima apparizione del personaggio avviene subito dopo l'allarme delle bombe. Cesira (Sophia Loren) chiude velocemente la porta del locale, con forza, agilità e delicatezza nel movimento. La schiena dritta, in punta dei piedi, abbassa la serranda e rientra nel l’ alimentare. Subito si accovaccia e mette le mani nelle orecchie, spaventata coi rumori delle bombe. Attraversa il locale in direzione alla figlia, si protegge dagli oggetti che cadono. Vestita col vestito e il grembiule, sembra allo stesso tempo padrona e lavoratrice. Presenta i capelli voluminosi, pettinati in modo classico, legati, ma con alcuni pezzi sciolti. I suoi gesti sono decisi, diretti, veloci, funzionali ed espressivi – tali puntano l’interlocutore nei momenti in cui grida. Il suo sguardo si occupa di cercare la figlia e di controllare il suo stato di salute, fa attenzione ai possibili danni delle bombe. Cerca di portare la bambina accanto alla scala. Le sue espressioni denotano preoccupazione, spavento, attenzione, amore, compassione, rabbia, disperazione. Non ci sono propriamente dialoghi. Lei rivolge la parola alla bambina, che non le risponde all'inizio, svenuta, chiamala fino a farla tornare in sé. Ci sono tre urla, il primo al suo impiegato, ordinandogli di prendere l'acqua per risvegliare la bambina, lo stesso si era bloccato, anche lui sotto choc; il secondo, rivolto ad un cliente, esprime la rabbia della gu erra; il terzo, ordinando all’impiegato di dirle cosa era successo fuori. La voce di Sophia Loren, come Cesira, rivolta alla figlia, è fluida, di leggero contatto glottico, in pitch adeguato, presente in quasi tutti i momenti. La velocità della parola si presenta da adeguata a accelerata. Trasmette dolcezza, sicurezza e ha la funzione di tranquillizzarla. L’articola zione in generale è ampia - grande cavità orale – e la muscolatura periorale, così come le labbra, sono normotesi o rilassati , proporzionandole libertà d’espressione e uno aspetto sensuale. La respirazione leggermente udibile, in modo corto e ritmato, denotano la sua p reoccupazione e il suo stato d’ allerta. Così, le battute rivolte a Rosetta, “Rose’”, tante volte finiscono come un soffio, il che, insieme all’immagine divistica in piano medio o primo piano, rappresenta la vicinanza, la prossimità tra mamma e figlia, tra la protagonista e il pubblico, un’intimità visuale e uditiva, sin dalla prima scena. Durante i momenti di maggior tensione, mentre urla, la voce presenta più vibrazione glottica e più sonorità. La velocità della parola si presenta accelerata, d’accordo l’intensità emotiva. Questa sembra il brado di una leonessa che ha la prole sotto minaccia. Con il loudness forte e il pitch acuto, ci sono momenti d ’irregolarità della vibrazione, la voce si spezza, esprimendo fragilità e autenticità dei sentimenti. La possibilità di urlare permette di straripare le emozioni calate dal pubblico. L’attrice fa automaticamente attenzione alla sua postura , la schiena dritta e il mento alzato le conferiscono eleganza, sicurezza e dignità. Le spalle solitamente aperte, evidenziano le sue curve e le rendono i movimenti liberi duranti i suoi gesti, sia funzionali che espressivi; alzate, dimostrano la tensione e l’auto -protezione, paura. Il loudness forte e l’accento -vocabolario romanesco le caratterizzano come popolana, il che restituisce a queste donne le sue tante qualità. Conclusione : Corpo e voce rappresentano delicatezza, solidità, sensualità, forza, azione, agilità, ragione, passionalità che caratterizzano Cesira. Evidenziano il lavoro storico-attoriale-autoriale di Sophia Loren nella scena analizzata e danno voce all’ emozioni umane.

La Ciociara: Analisi dell'espressività nella recitazione di Sophia Loren come Cesira / De Souza, Priscila Haydee. - STAMPA. - (2017), pp. 1-1. (Intervento presentato al convegno 11° Corso Internazionale di Foniatria e Logopedia <<La voce artistica>> tenutosi a Ravenna, Teatro Dante Alighieri nel 26 a 29/10/2017).

La Ciociara: Analisi dell'espressività nella recitazione di Sophia Loren come Cesira

De Souza, Priscila Haydee
Writing – Original Draft Preparation
2017

Abstract

Introduzione : Il cinema ha un linguaggio costruito tramite l’uso tecnologico audiovisuale, con il quale l’attore si relaziona in una nuova prospettiva di recitazione. Sia l’ambientazione, l’illuminazione, i movimenti e gli angoli della machina da presa, la ripresa dei suoni, la colona sonora, i rumori, la sceneggiatura, che l’abbigliamento, il trucco, il corpo, la postura, i gesti, le espressioni faciali, la voce e la parola dell’attore compongono la mise-en-scene, veicolano informazioni e, principalmente, emozioni. Ricco di significati, gli aspetti visivi e udibili, scelti da un gruppo di professionisti, diretto dal loro regista, cerca di costruire una narrativa, dove vengono espresse delle informazioni sul personaggio e sulla sua storia, ma pure informazioni che vanno oltre, riprendendo un contesto storico e artistico, che rispecchiano sia lo stile dell’attore -divo, del suo ruolo, del regista e del genere cinematografico. Per un lungo tempo, la storia del cinema si ha occupato dell’analisi dei film da una prospettiva della regia, senza considerare la recitazione e i significati da questa veicolati, così come l’importanza autoriale dell’attore nella costruzione espressiva dei personaggi, anche se la figura divistica è stata presto riconosciuta di grande pregio commerciale in tale industria e studiata dal punto di vista sociologico. Uno dei motivi suggeriti per tale mancanza è stata la “resistenza all’analisi”, la difficoltà di analizzare la recitazione dovuta al suo stile naturalistico. Da poco tempo, però, la ricerca interdisciplinare ha permesso l’inizio di tali studi e viene colmando questa lacuna storica. Capire l’insieme semiotico della costruzione del personaggio permette di portare la logopedia oltre i suoi limiti di attuazione, andando oltre le questioni di salute e benessere vocale, per esplorare gli aspetti espressivi e artistici della recitazione cinematografica, il che dà la possibilità a gli attori-autori e ai registi di espandere le loro risorse nella costruzione semiotica dei personaggi. Metodo : E’ stata analizzata la prima scena, in cui il personaggio Cesira, di Sophia Loren, compare dentro la trama di La Ciociara (1960), di Vittorio De Sica. Il film, di genere drammatico, è importante per la storia del cinema e per aver conferito il secondo Oscar di migliore attrice a un’italiana . Sono stati analizzati gli aspetti visibili e udibili presenti nella scena della durata di due minuti (2’28’’ - 4’28’’) . Tra gli aspetti visibili: l’abbigliamento, la pettinatura, la postura, i gesti, la micro-espressione faciale, lo sguardo, lo spostamento, la tensione e la direzione dei movimenti. Tra gli aspetti udibili: i rumori dell’ambiente, i suoni non-verbali del corpo (respirazione e i sospiri), la qualità vocale, l’attacco glottico, la velocità della parola, il ritmo, l’articolazione, l’accentuazione, il loudness , il pitch e il vocabolario. L’analisi è stata realizzata da una logopedista con esperienza nella valutazione percettiva della voce. Risultati : Il film è stato girato in bianco nero. La prima apparizione del personaggio avviene subito dopo l'allarme delle bombe. Cesira (Sophia Loren) chiude velocemente la porta del locale, con forza, agilità e delicatezza nel movimento. La schiena dritta, in punta dei piedi, abbassa la serranda e rientra nel l’ alimentare. Subito si accovaccia e mette le mani nelle orecchie, spaventata coi rumori delle bombe. Attraversa il locale in direzione alla figlia, si protegge dagli oggetti che cadono. Vestita col vestito e il grembiule, sembra allo stesso tempo padrona e lavoratrice. Presenta i capelli voluminosi, pettinati in modo classico, legati, ma con alcuni pezzi sciolti. I suoi gesti sono decisi, diretti, veloci, funzionali ed espressivi – tali puntano l’interlocutore nei momenti in cui grida. Il suo sguardo si occupa di cercare la figlia e di controllare il suo stato di salute, fa attenzione ai possibili danni delle bombe. Cerca di portare la bambina accanto alla scala. Le sue espressioni denotano preoccupazione, spavento, attenzione, amore, compassione, rabbia, disperazione. Non ci sono propriamente dialoghi. Lei rivolge la parola alla bambina, che non le risponde all'inizio, svenuta, chiamala fino a farla tornare in sé. Ci sono tre urla, il primo al suo impiegato, ordinandogli di prendere l'acqua per risvegliare la bambina, lo stesso si era bloccato, anche lui sotto choc; il secondo, rivolto ad un cliente, esprime la rabbia della gu erra; il terzo, ordinando all’impiegato di dirle cosa era successo fuori. La voce di Sophia Loren, come Cesira, rivolta alla figlia, è fluida, di leggero contatto glottico, in pitch adeguato, presente in quasi tutti i momenti. La velocità della parola si presenta da adeguata a accelerata. Trasmette dolcezza, sicurezza e ha la funzione di tranquillizzarla. L’articola zione in generale è ampia - grande cavità orale – e la muscolatura periorale, così come le labbra, sono normotesi o rilassati , proporzionandole libertà d’espressione e uno aspetto sensuale. La respirazione leggermente udibile, in modo corto e ritmato, denotano la sua p reoccupazione e il suo stato d’ allerta. Così, le battute rivolte a Rosetta, “Rose’”, tante volte finiscono come un soffio, il che, insieme all’immagine divistica in piano medio o primo piano, rappresenta la vicinanza, la prossimità tra mamma e figlia, tra la protagonista e il pubblico, un’intimità visuale e uditiva, sin dalla prima scena. Durante i momenti di maggior tensione, mentre urla, la voce presenta più vibrazione glottica e più sonorità. La velocità della parola si presenta accelerata, d’accordo l’intensità emotiva. Questa sembra il brado di una leonessa che ha la prole sotto minaccia. Con il loudness forte e il pitch acuto, ci sono momenti d ’irregolarità della vibrazione, la voce si spezza, esprimendo fragilità e autenticità dei sentimenti. La possibilità di urlare permette di straripare le emozioni calate dal pubblico. L’attrice fa automaticamente attenzione alla sua postura , la schiena dritta e il mento alzato le conferiscono eleganza, sicurezza e dignità. Le spalle solitamente aperte, evidenziano le sue curve e le rendono i movimenti liberi duranti i suoi gesti, sia funzionali che espressivi; alzate, dimostrano la tensione e l’auto -protezione, paura. Il loudness forte e l’accento -vocabolario romanesco le caratterizzano come popolana, il che restituisce a queste donne le sue tante qualità. Conclusione : Corpo e voce rappresentano delicatezza, solidità, sensualità, forza, azione, agilità, ragione, passionalità che caratterizzano Cesira. Evidenziano il lavoro storico-attoriale-autoriale di Sophia Loren nella scena analizzata e danno voce all’ emozioni umane.
2017
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/11573/1079037
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