The project is aimed at giving an overview of the entrepreneurial Italian Eritrea. The Italian colonies in Africa, to which Eritrea was one of them, were made up of environments all in all poor in natural resources (with the exception of Ethiopia, ruled for too little time, and Libya, whose oil was in its underground deposits) that could hardly have been the production of great enrichment for the colonial power that if he were seized. The exploitation of the colonies, for the period in which Italy had full control, he knew stages and at different times, depending on the economic conditions, the reactions of indigenous peoples, the possibility to redirect the flow of resources to the Peninsula and all ' interior of the current international market. The 'economic policies' colonial knew then different stages in the different colonies. When it was still thought to remain on the coast of Massawa and Assab, Eritrea, the Italians went with the goal of making it a commercial colony. Their advance towards the inside and the moves of other colonial powers (for example, France and England from Djibouti to Sudan or Kenya) changed this perspective. It opened the possibility of peasant colonization of the plateau. But the "march to Adwa» Italian expansionism and misunderstandings of what could be an agriculture did fail the colonial project: Eritrea received only a few thousand Italians, of which only a few dozen dedicated to agriculture. The others remained in the two major cities by trading the products of indigenous agricultural and pastoral work, in positions of public administration, carrying out menial tasks. Eritrea remained so until 1934, when it began to be distorted by preparations of the Ethiopian campaign. Of course, this documentation has been crossed with another set of information types that have contributed to the reconstruction of the economic historian, such as those relating to newspapers of the time, the reports of the Chamber of Commerce of Eritrea and Ethiopia, personal documents some eminent personalities of the time.The 'Eritrea was the first colony to date of foundation, but it was also the first colony in importance for Italy and for many Italians, and their families, who were born or have lived there for periods longer or shorter. Like all his possessions, Italy, Eritrea lost during the Second World War. The occupation of all Italian colonies in East Africa was completed by the allied troops by 1941. For the duration of the Italian presence, Eritrea was also the only African possession in which the Italian colonialism has had the opportunity to deploy all its resources, although limited by the inherent weakness, however, it has been shown with respect to the colonialism of the major European powers. As stated Casts Novati "engagement in Eritrea - Italian culture in the broadest sense - has been affected by a kind of common past, of lights and shadows, with little or no attention to the rights and expectations of the people Eritrean as such. As a rule, colonialism establishes an adversarial relationship, hierarchical maximum, affected by the systematic use of violence and oppression. In the colonialism there is a dominator and dominated. The relationship is between us and others. The colonial power on the assumption that the ex-possession belonging to its sphere of influence, to its own confidential setting: it is therefore susceptible to a policy that only it has the right to define. The implications are more ambiguous and ambivalent attention but also of interference or even abuse. On the side of the object of colonial expansion, in this case the elites and populations of Eritrea, in their culture and in their imagination, colonialism conveys a sense of frustration, sometimes for revenge. As benign is or has been the foreign rule and how narrow are the relationships that you leave behind, colonialism hinders a rel

L’intervento è mirato a dare un quadro dell’attività imprenditoriale italiana in Eritrea. Le colonie italiane in Africa, di cui l’Eritrea era una di queste, erano costituite da ambienti tutto sommato poveri di grandi risorse naturali (con l'eccezione dell'Etiopia, governata per troppo poco tempo, e della Libia, il cui petrolio rimase nei suoi giacimenti sotterranei) che difficilmente avrebbero potuto originare grandi arricchimenti, per la potenza coloniale che se ne fosse impadronita. Lo sfruttamento delle colonie, per il periodo in cui l’Italia ebbe il pieno controllo, conobbe fasi e momenti diversi, a seconda delle congiunture economiche, delle reazioni delle popolazioni autoctone, delle possibilità di redirezionare i flussi di risorse verso la Penisola e all'interno delle correnti del mercato internazionale. Le «politiche economiche» coloniali conobbero quindi fasi diverse nelle diverse colonie. Quando ancora si pensava di rimanere sulla costa di Massaua e Assab, in Eritrea, gli italiani andarono con l'obiettivo di farne una colonia commerciale. La loro avanzata verso l'interno e le mosse di altre potenze coloniali (ad esempio, la Francia da Gibuti e l'Inghilterra dal Sudan o dal Kenya) mutarono questa prospettiva. Si aprì così la possibilità della colonizzazione contadina dell'altopiano. Ma la «marcia verso Adua» dell'espansionismo italiano e le incomprensioni di cosa potesse essere un'agricoltura coloniale fecero fallire il progetto: l'Eritrea accolse solo alcune migliaia di italiani, di cui solo poche decine votati all'agricoltura. Gli altri rimasero nelle due principali città commerciando i prodotti del lavoro agricolo e pastorale autoctono, occupando posti della pubblica amministrazione, svolgendo umili lavori. L'Eritrea rimase così sino al 1934, quando cominciò ad essere stravolta dai preparativi della campagna d'Etiopia. Naturalmente tale documentazione è stata incrociata con un’altra serie di tipologie di informazioni, che hanno contribuito alla ricostruzione del quadro storico economico, come ad esempio quelle relative a giornali dell’epoca, relazioni della Camera di Commercio di Eritrea ed Etiopia, documenti personali di alcune eminenti personalità del tempo. L’Eritrea è stata la prima colonia per data di fondazione ma è stata anche la prima colonia per importanza per l'Italia e per i molti italiani, e le loro famiglie, che vi sono nati o vi hanno vissuto per periodi più o meno lunghi. Come tutti i suoi possedimenti, l’Italia perse l’Eritrea nel corso della seconda guerra mondiale. L’occupazione di tutte le colonie italiane dell’Africa orientale fu portata a termine dalle truppe alleate entro il 1941. Per la durata della presenza italiana, l’Eritrea è stata anche il solo possedimento africano in cui il colonialismo italiano ha avuto la possibilità di mettere in campo tutte le sue risorse, benché limitate per la debolezza intrinseca che esso comunque ha dimostrato rispetto al colonialismo delle maggiori potenze europee. Come afferma Calchi Novati “l’interessamento per l’Eritrea - della cultura italiana in senso lato - è stato condizionato da una specie di passato comune, fatto di luci e di ombre, con poca o nessuna attenzione per i diritti o le aspettative del popolo eritreo in quanto tale. Di norma, il colonialismo instaura un rapporto contraddittorio, gerarchizzato al massimo, inficiato dall’uso sistematico della violenza e dalla sopraffazione. Nel colonialismo c’è un dominato e un dominatore. Il rapporto è tra noi e gli altri. La potenza coloniale parte dal presupposto che l’ex-possedimento appartenga alla sua sfera di influenza, ad un proprio ambito riservato: che sia dunque suscettibile di una politica che solo essa ha il diritto di definire. I risvolti sono sempre ambigui e ambivalenti: di attenzione ma anche di interferenza o addirittura di prevaricazione. Sul versante dell’oggetto dell’espansione coloniale, in questo caso nelle élites e nelle popolazioni dell’Eritrea, nella loro cultura e nel loro immaginario, il colonialismo trasmette un senso di frustrazione, talvolta di rivalsa. Per quanto benigno sia o sia stato il dominio straniero e per quanto strette siano le relazioni che si lascia dietro, il colonialismo ostacola una relazione veramente alla pari, anche dopo che il colonialismo sia finito e il possedimento coloniale sia diventato indipendente. Il rapporto tra Italia e Eritrea non fa eccezione. Tracce di una simile deformazione sono evidenti nella letteratura, non vastissima ma abbondante, disponibile in italiano sull’Eritrea, opere di autori italiani o tradotte in italiano da altre lingue, per lo più inglese e francese, che è fiorita negli ultimi anni, nel periodo post-coloniale”. Ancora “guardando alla produzione storiografica italiana più recente, si può osservare che sono pochissimi gli studi che analizzano il rapporto economia-colonialismo in riferimento alla situazione economica e sociale dell’Italia del tempo, al suo livello di sviluppo e alla sua debole collocazione nella divisione internazionale del mercato del lavoro, il rapporto tra tale condizione e il colonialismo, le motivazioni economiche e demografiche, le iniziative e gli scambi commerciali, gli effettivi investimenti e i loro risultati, l’economia dei possedimenti coloniali, ecc. Tra di essi sembra ci si debba limitare a registrare alcuni studi relativi a specifici settori e problematiche. Ma il quadro che offre la storiografia economica sul colonialismo resta largamente incompleto e frammentato anche ove si considerino gli studi e le ricerche dedicati al tema in anni più lontani. E qui l’elenco risulta ancora più circoscritto. Al già citato volume del Mauri si possono aggiungere gli studi del Rainero e in particolare il volume dedicato all’esperimento di colonizzazione dell’Eritrea ed altri contributi. A questo proposito, l’originalità delle fonti documentarie, tra le quali spiccano, per ricchezza delle informazioni ed accuratezza nella stesura, le relazioni annuali delle filiali della Banca d’Italia (conservate presso l’Archivio storico della stessa) consentirà, unitamente al confronto di altra documentazione, (conservata presso l’Archivio Centrale di Stato e Collezioni private) di tracciare un quadro delle iniziative economiche e delle strategie di mercato, in questa colonia, da parte dell’Italia. Sulla base di questo sintetico panorama e di queste considerazioni viene costruita una mappatura delle attività italiane sul territorio eritreo sono state (ed ancora vengono) esaminate le diverse tipologie di impresa messe in atto ed il ruolo della Banca d’Italia. Le relazioni economiche delle filiali ancora attive della Banca d'Italia sono una fonte straordinaria, per qualità e puntualità, per una ulteriore conoscenza della situazione economica e sociale eritrea, negli anni intercorsi prima e dopo la realizzazione della federazione con l’Etiopia. Infatti, la Banca d’Italia fu pioniera in Eritrea come pure in Somalia, altra ex colonia italiana, dove la seguirono piccole banche fondate da residenti italiani con qualche collaborazione locale e, nel 1935, filiali del Banco di Roma, del Banco di Napoli e della Banca Nazionale del Lavoro. Le relazioni venivano redatte dal reggente della filiale di Asmara e rappresentavano uno strumento importante per il servizio studi economici della Banca d’Italia che, in questo modo, era aggiornato sulla situazione generale.

Imprese e colonie italiane. Eritrea (secc. XIX-XX) / Strangio, Donatella. - (2009), pp. 1095-1120.

Imprese e colonie italiane. Eritrea (secc. XIX-XX)

STRANGIO, Donatella
2009

Abstract

The project is aimed at giving an overview of the entrepreneurial Italian Eritrea. The Italian colonies in Africa, to which Eritrea was one of them, were made up of environments all in all poor in natural resources (with the exception of Ethiopia, ruled for too little time, and Libya, whose oil was in its underground deposits) that could hardly have been the production of great enrichment for the colonial power that if he were seized. The exploitation of the colonies, for the period in which Italy had full control, he knew stages and at different times, depending on the economic conditions, the reactions of indigenous peoples, the possibility to redirect the flow of resources to the Peninsula and all ' interior of the current international market. The 'economic policies' colonial knew then different stages in the different colonies. When it was still thought to remain on the coast of Massawa and Assab, Eritrea, the Italians went with the goal of making it a commercial colony. Their advance towards the inside and the moves of other colonial powers (for example, France and England from Djibouti to Sudan or Kenya) changed this perspective. It opened the possibility of peasant colonization of the plateau. But the "march to Adwa» Italian expansionism and misunderstandings of what could be an agriculture did fail the colonial project: Eritrea received only a few thousand Italians, of which only a few dozen dedicated to agriculture. The others remained in the two major cities by trading the products of indigenous agricultural and pastoral work, in positions of public administration, carrying out menial tasks. Eritrea remained so until 1934, when it began to be distorted by preparations of the Ethiopian campaign. Of course, this documentation has been crossed with another set of information types that have contributed to the reconstruction of the economic historian, such as those relating to newspapers of the time, the reports of the Chamber of Commerce of Eritrea and Ethiopia, personal documents some eminent personalities of the time.The 'Eritrea was the first colony to date of foundation, but it was also the first colony in importance for Italy and for many Italians, and their families, who were born or have lived there for periods longer or shorter. Like all his possessions, Italy, Eritrea lost during the Second World War. The occupation of all Italian colonies in East Africa was completed by the allied troops by 1941. For the duration of the Italian presence, Eritrea was also the only African possession in which the Italian colonialism has had the opportunity to deploy all its resources, although limited by the inherent weakness, however, it has been shown with respect to the colonialism of the major European powers. As stated Casts Novati "engagement in Eritrea - Italian culture in the broadest sense - has been affected by a kind of common past, of lights and shadows, with little or no attention to the rights and expectations of the people Eritrean as such. As a rule, colonialism establishes an adversarial relationship, hierarchical maximum, affected by the systematic use of violence and oppression. In the colonialism there is a dominator and dominated. The relationship is between us and others. The colonial power on the assumption that the ex-possession belonging to its sphere of influence, to its own confidential setting: it is therefore susceptible to a policy that only it has the right to define. The implications are more ambiguous and ambivalent attention but also of interference or even abuse. On the side of the object of colonial expansion, in this case the elites and populations of Eritrea, in their culture and in their imagination, colonialism conveys a sense of frustration, sometimes for revenge. As benign is or has been the foreign rule and how narrow are the relationships that you leave behind, colonialism hinders a rel
2009
Imprenditorialità e sviluppo economico. Il caso italiano (secc. XIII-XX) a cura di Franco Amatori e Andrea Colli,
9788823842410
L’intervento è mirato a dare un quadro dell’attività imprenditoriale italiana in Eritrea. Le colonie italiane in Africa, di cui l’Eritrea era una di queste, erano costituite da ambienti tutto sommato poveri di grandi risorse naturali (con l'eccezione dell'Etiopia, governata per troppo poco tempo, e della Libia, il cui petrolio rimase nei suoi giacimenti sotterranei) che difficilmente avrebbero potuto originare grandi arricchimenti, per la potenza coloniale che se ne fosse impadronita. Lo sfruttamento delle colonie, per il periodo in cui l’Italia ebbe il pieno controllo, conobbe fasi e momenti diversi, a seconda delle congiunture economiche, delle reazioni delle popolazioni autoctone, delle possibilità di redirezionare i flussi di risorse verso la Penisola e all'interno delle correnti del mercato internazionale. Le «politiche economiche» coloniali conobbero quindi fasi diverse nelle diverse colonie. Quando ancora si pensava di rimanere sulla costa di Massaua e Assab, in Eritrea, gli italiani andarono con l'obiettivo di farne una colonia commerciale. La loro avanzata verso l'interno e le mosse di altre potenze coloniali (ad esempio, la Francia da Gibuti e l'Inghilterra dal Sudan o dal Kenya) mutarono questa prospettiva. Si aprì così la possibilità della colonizzazione contadina dell'altopiano. Ma la «marcia verso Adua» dell'espansionismo italiano e le incomprensioni di cosa potesse essere un'agricoltura coloniale fecero fallire il progetto: l'Eritrea accolse solo alcune migliaia di italiani, di cui solo poche decine votati all'agricoltura. Gli altri rimasero nelle due principali città commerciando i prodotti del lavoro agricolo e pastorale autoctono, occupando posti della pubblica amministrazione, svolgendo umili lavori. L'Eritrea rimase così sino al 1934, quando cominciò ad essere stravolta dai preparativi della campagna d'Etiopia. Naturalmente tale documentazione è stata incrociata con un’altra serie di tipologie di informazioni, che hanno contribuito alla ricostruzione del quadro storico economico, come ad esempio quelle relative a giornali dell’epoca, relazioni della Camera di Commercio di Eritrea ed Etiopia, documenti personali di alcune eminenti personalità del tempo. L’Eritrea è stata la prima colonia per data di fondazione ma è stata anche la prima colonia per importanza per l'Italia e per i molti italiani, e le loro famiglie, che vi sono nati o vi hanno vissuto per periodi più o meno lunghi. Come tutti i suoi possedimenti, l’Italia perse l’Eritrea nel corso della seconda guerra mondiale. L’occupazione di tutte le colonie italiane dell’Africa orientale fu portata a termine dalle truppe alleate entro il 1941. Per la durata della presenza italiana, l’Eritrea è stata anche il solo possedimento africano in cui il colonialismo italiano ha avuto la possibilità di mettere in campo tutte le sue risorse, benché limitate per la debolezza intrinseca che esso comunque ha dimostrato rispetto al colonialismo delle maggiori potenze europee. Come afferma Calchi Novati “l’interessamento per l’Eritrea - della cultura italiana in senso lato - è stato condizionato da una specie di passato comune, fatto di luci e di ombre, con poca o nessuna attenzione per i diritti o le aspettative del popolo eritreo in quanto tale. Di norma, il colonialismo instaura un rapporto contraddittorio, gerarchizzato al massimo, inficiato dall’uso sistematico della violenza e dalla sopraffazione. Nel colonialismo c’è un dominato e un dominatore. Il rapporto è tra noi e gli altri. La potenza coloniale parte dal presupposto che l’ex-possedimento appartenga alla sua sfera di influenza, ad un proprio ambito riservato: che sia dunque suscettibile di una politica che solo essa ha il diritto di definire. I risvolti sono sempre ambigui e ambivalenti: di attenzione ma anche di interferenza o addirittura di prevaricazione. Sul versante dell’oggetto dell’espansione coloniale, in questo caso nelle élites e nelle popolazioni dell’Eritrea, nella loro cultura e nel loro immaginario, il colonialismo trasmette un senso di frustrazione, talvolta di rivalsa. Per quanto benigno sia o sia stato il dominio straniero e per quanto strette siano le relazioni che si lascia dietro, il colonialismo ostacola una relazione veramente alla pari, anche dopo che il colonialismo sia finito e il possedimento coloniale sia diventato indipendente. Il rapporto tra Italia e Eritrea non fa eccezione. Tracce di una simile deformazione sono evidenti nella letteratura, non vastissima ma abbondante, disponibile in italiano sull’Eritrea, opere di autori italiani o tradotte in italiano da altre lingue, per lo più inglese e francese, che è fiorita negli ultimi anni, nel periodo post-coloniale”. Ancora “guardando alla produzione storiografica italiana più recente, si può osservare che sono pochissimi gli studi che analizzano il rapporto economia-colonialismo in riferimento alla situazione economica e sociale dell’Italia del tempo, al suo livello di sviluppo e alla sua debole collocazione nella divisione internazionale del mercato del lavoro, il rapporto tra tale condizione e il colonialismo, le motivazioni economiche e demografiche, le iniziative e gli scambi commerciali, gli effettivi investimenti e i loro risultati, l’economia dei possedimenti coloniali, ecc. Tra di essi sembra ci si debba limitare a registrare alcuni studi relativi a specifici settori e problematiche. Ma il quadro che offre la storiografia economica sul colonialismo resta largamente incompleto e frammentato anche ove si considerino gli studi e le ricerche dedicati al tema in anni più lontani. E qui l’elenco risulta ancora più circoscritto. Al già citato volume del Mauri si possono aggiungere gli studi del Rainero e in particolare il volume dedicato all’esperimento di colonizzazione dell’Eritrea ed altri contributi. A questo proposito, l’originalità delle fonti documentarie, tra le quali spiccano, per ricchezza delle informazioni ed accuratezza nella stesura, le relazioni annuali delle filiali della Banca d’Italia (conservate presso l’Archivio storico della stessa) consentirà, unitamente al confronto di altra documentazione, (conservata presso l’Archivio Centrale di Stato e Collezioni private) di tracciare un quadro delle iniziative economiche e delle strategie di mercato, in questa colonia, da parte dell’Italia. Sulla base di questo sintetico panorama e di queste considerazioni viene costruita una mappatura delle attività italiane sul territorio eritreo sono state (ed ancora vengono) esaminate le diverse tipologie di impresa messe in atto ed il ruolo della Banca d’Italia. Le relazioni economiche delle filiali ancora attive della Banca d'Italia sono una fonte straordinaria, per qualità e puntualità, per una ulteriore conoscenza della situazione economica e sociale eritrea, negli anni intercorsi prima e dopo la realizzazione della federazione con l’Etiopia. Infatti, la Banca d’Italia fu pioniera in Eritrea come pure in Somalia, altra ex colonia italiana, dove la seguirono piccole banche fondate da residenti italiani con qualche collaborazione locale e, nel 1935, filiali del Banco di Roma, del Banco di Napoli e della Banca Nazionale del Lavoro. Le relazioni venivano redatte dal reggente della filiale di Asmara e rappresentavano uno strumento importante per il servizio studi economici della Banca d’Italia che, in questo modo, era aggiornato sulla situazione generale.
Colonie italiane; Eritrea; imprese; economia; XIX-XX secolo
02 Pubblicazione su volume::02a Capitolo o Articolo
Imprese e colonie italiane. Eritrea (secc. XIX-XX) / Strangio, Donatella. - (2009), pp. 1095-1120.
File allegati a questo prodotto
Non ci sono file associati a questo prodotto.

I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.

Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/11573/191465
 Attenzione

Attenzione! I dati visualizzati non sono stati sottoposti a validazione da parte dell'ateneo

Citazioni
  • ???jsp.display-item.citation.pmc??? ND
  • Scopus ND
  • ???jsp.display-item.citation.isi??? ND
social impact