Il saggio tratta la questione dei limiti della scienza moderna che tramite il riduzionismo può scadere nello scientismo. La critica allo scientismo,seguendo l’interpretazione delnociana di Cartesio, intende rivisitare l’idea di modernità, le sue utili acquisizioni e la sua sostanziale problematicità in relazione anche al Cristianesimo.La scienza moderna presuppone un preciso orientamento filosofico, definito da Cartesio e in genere forse poco compreso sia dai critici della scienza moderna che dai suoi apologeti ingenui. La scienza si occupa di un mondo di puri oggetti.Per avere scienza bisogna depurare il mondo di tutti gli elementi soggettivi, ridurlo a pura oggettività, di modo che tutta la realtà naturale possa essere compresa sulla base di poche semplici categorie (materia, estensione, velocità, massa e via dicendo) e delle loro interazioni.Naturalmente il mondo descritto dalla scienza non è il mondo reale. È una astrazione metodologica: il mondo della soggettività umana che la scienza mette tra parentesi non cessa di esistere. È stato il merito di Giambattista Vico, l’altro grande iniziatore della modernità, ricordare l’esistenza del mondo umano, che non si lascia comprendere e descrivere con le categorie delle scienze naturali. A partire dal mondo umano si ripropongono inevitabilmente le questioni del significato e del senso che alimentano anche la filosofia e la religione.La degenerazione della scienza moderna è allora il riduzionismo scientista o, più semplicemente, lo scientismo, cioè lo sforzo di spiegare il mondo umano, e con esso la morale e la religione, con le categorie delle scienze naturali. Il metodo delle scienze naturali non può invece indagare ciò che è più intimo ed essenziale nell’uomo: la libertà e la coscienza morale che lo costituiscono come persona. Non è dunque un caso che le dottrine politiche riduzioniste finiscano con l’assorbire la persona nella massa sociale.Per affermarsi, invece, le scienze umane hanno dovuto sempre di nuovo riscoprire la specificità del loro metodo, differenziandolo da quello delle scienze naturali. Il pericolo dello scientismo, tuttavia, non si è esaurito. Esiste nella cultura dominante un mito della scienza come soluzione di tutti i problemi dell’uomo, un mito che con la scienza vera ha assai poco a che fare ed è anzi estremamente pericoloso. Al centro invece dell’epistemologia anglosassone contemporanea – quella non solo di Karl Popper ma anche di Kuhn e di Lakatos – sta, per esempio, una idea essenzialmente antipositivistica della scienza. La scienza non conosce la verità e la fisica non è il modello di tutte le scienze. La scienza è un gioco di pensiero e di linguaggio che formula ipotesi sulla realtà che possono essere sottomesse alla prova di una falsificazione empirica. In altre parole è scientifica una proposizione se e solo si può immaginare un esperimento che la confermi o la falsifichi. La conferma, come è ovvio, è sempre provvisoria. Una teoria scientifica che sopravvive ad un esperimento può soccombere ad un altro e quindi la verità della scienza è sempre provvisoria. Non solo la verità della scienza è provvisoria ma essa è anche sempre parziale. Non coprirà mai tutti i campi dell'esistenza ed esisterà sempre un ambito ampio di questioni che le sfuggono.Quando la scienza pretende di sapere la verità essa diventa una falsa religione; quando la religione pretende di farsi convalidare dal metodo scientifico diventa una falsa scienza: il marxismo è il modello di una falsa religione, l'integralismo il modello di una falsa scienza.La modernità ci affascina perché scopre e riconosce il ruolo dell’azione mondana dell’uomo. Con La filosofia di Cartesio assistiamo essenzialmente ad una risposta alla sfida libertina e, insieme, essa è un tentativo di ripensamento cristiano nel[...]

POLLINI P, Per una corretta comprensione della modernità

POLLINI, Pierluigi
2010-01-01

Abstract

Il saggio tratta la questione dei limiti della scienza moderna che tramite il riduzionismo può scadere nello scientismo. La critica allo scientismo,seguendo l’interpretazione delnociana di Cartesio, intende rivisitare l’idea di modernità, le sue utili acquisizioni e la sua sostanziale problematicità in relazione anche al Cristianesimo.La scienza moderna presuppone un preciso orientamento filosofico, definito da Cartesio e in genere forse poco compreso sia dai critici della scienza moderna che dai suoi apologeti ingenui. La scienza si occupa di un mondo di puri oggetti.Per avere scienza bisogna depurare il mondo di tutti gli elementi soggettivi, ridurlo a pura oggettività, di modo che tutta la realtà naturale possa essere compresa sulla base di poche semplici categorie (materia, estensione, velocità, massa e via dicendo) e delle loro interazioni.Naturalmente il mondo descritto dalla scienza non è il mondo reale. È una astrazione metodologica: il mondo della soggettività umana che la scienza mette tra parentesi non cessa di esistere. È stato il merito di Giambattista Vico, l’altro grande iniziatore della modernità, ricordare l’esistenza del mondo umano, che non si lascia comprendere e descrivere con le categorie delle scienze naturali. A partire dal mondo umano si ripropongono inevitabilmente le questioni del significato e del senso che alimentano anche la filosofia e la religione.La degenerazione della scienza moderna è allora il riduzionismo scientista o, più semplicemente, lo scientismo, cioè lo sforzo di spiegare il mondo umano, e con esso la morale e la religione, con le categorie delle scienze naturali. Il metodo delle scienze naturali non può invece indagare ciò che è più intimo ed essenziale nell’uomo: la libertà e la coscienza morale che lo costituiscono come persona. Non è dunque un caso che le dottrine politiche riduzioniste finiscano con l’assorbire la persona nella massa sociale.Per affermarsi, invece, le scienze umane hanno dovuto sempre di nuovo riscoprire la specificità del loro metodo, differenziandolo da quello delle scienze naturali. Il pericolo dello scientismo, tuttavia, non si è esaurito. Esiste nella cultura dominante un mito della scienza come soluzione di tutti i problemi dell’uomo, un mito che con la scienza vera ha assai poco a che fare ed è anzi estremamente pericoloso. Al centro invece dell’epistemologia anglosassone contemporanea – quella non solo di Karl Popper ma anche di Kuhn e di Lakatos – sta, per esempio, una idea essenzialmente antipositivistica della scienza. La scienza non conosce la verità e la fisica non è il modello di tutte le scienze. La scienza è un gioco di pensiero e di linguaggio che formula ipotesi sulla realtà che possono essere sottomesse alla prova di una falsificazione empirica. In altre parole è scientifica una proposizione se e solo si può immaginare un esperimento che la confermi o la falsifichi. La conferma, come è ovvio, è sempre provvisoria. Una teoria scientifica che sopravvive ad un esperimento può soccombere ad un altro e quindi la verità della scienza è sempre provvisoria. Non solo la verità della scienza è provvisoria ma essa è anche sempre parziale. Non coprirà mai tutti i campi dell'esistenza ed esisterà sempre un ambito ampio di questioni che le sfuggono.Quando la scienza pretende di sapere la verità essa diventa una falsa religione; quando la religione pretende di farsi convalidare dal metodo scientifico diventa una falsa scienza: il marxismo è il modello di una falsa religione, l'integralismo il modello di una falsa scienza.La modernità ci affascina perché scopre e riconosce il ruolo dell’azione mondana dell’uomo. Con La filosofia di Cartesio assistiamo essenzialmente ad una risposta alla sfida libertina e, insieme, essa è un tentativo di ripensamento cristiano nel[...]
2010
978-88-8272-529-7
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/11575/2680
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