Il lavoro descrive due esperienze di psicoterapia di gruppo ad orientamento psicodinamico con pazienti affetti da miastenia gravis ed epilessia. Oggi si riconosce infatti la necessità di un approccio integrato ai pazienti con patologie organiche, diretto non solo al controllo dei sintomi del quadro clinico, ma riguardante anche l'esperienza personale di malattia di ciascun paziente, i suoi vissuti e le conseguenze sociali e familiari della malattia stessa. L’esperienza terapeutica nasce dall’ipotesi che la psicoterapia di gruppo possa costituire un contenitore adatto a ridurre l’angoscia che non trova altri spazi di contenimento. Sperimentare la capacità di elaborarla rinforza l’autostima e ripara dall’umiliazione narcisistica provocata non solo dalla malattia, ma anche dagli effetti spesso devastanti delle terapie fisiche. Nel nostro lavoro si è scelto di descrivere le due esperienze di psicoterapia attraverso la presentazione dei temi che si sono sviluppati, succeduti ed intrecciati nel corso del trattamento terapeutico. Le due esperienze hanno, accanto ad aspetti comuni, soprattutto per quanto riguarda i temi sviluppatesi nel corso del processo terapeutico, anche molte differenze, in particolare relativamente allo sviluppo del processo stesso. Sicuramente in entrambi i gruppi hanno agito i fattori terapeutici generali descritti in letteratura in riferimento alla psicoterapia di gruppo, ma anche fattori specifici ai gruppi con pazienti affetti da patologia organica. In entrambi i gruppi è stato possibile cogliere la differenza tra i veri sintomi propri della malattia e la sintomatologia transitoria legata a stati d'ansia o a conflitti personali, ma soprattutto l’esperienza ha avuto una importante funzione di rispecchiamento e rimodellamento dell’immagine di Sé e dell’identità. E’ stato possibile, in particolare, affrontare la relazione tra identità e vergogna. La malattia, che rappresenta un attacco al corpo, viene sentita da questi pazienti come una ferita narcisistica al senso di Sé, che mina le basi della propria identità. Nei gruppi i pazienti, non più esposti alla possibilità di sentire disprezzo e umiliazione, nella relazione con persone che vivevano la loro stessa condizione, si sono sentiti rispecchiati come persone intere e hanno potuto, quindi, recuperare una propria identità non più rigidamente strutturata nel ruolo di malato, ma ricca di tutte le sue sfaccettature.

Per 'convivere' con la malattia: psicoterapia di gruppo con pazienti affetti da miastenia gravis ed epilessia. Un confronto

FERRUZZA, EMILIA;
2004

Abstract

Il lavoro descrive due esperienze di psicoterapia di gruppo ad orientamento psicodinamico con pazienti affetti da miastenia gravis ed epilessia. Oggi si riconosce infatti la necessità di un approccio integrato ai pazienti con patologie organiche, diretto non solo al controllo dei sintomi del quadro clinico, ma riguardante anche l'esperienza personale di malattia di ciascun paziente, i suoi vissuti e le conseguenze sociali e familiari della malattia stessa. L’esperienza terapeutica nasce dall’ipotesi che la psicoterapia di gruppo possa costituire un contenitore adatto a ridurre l’angoscia che non trova altri spazi di contenimento. Sperimentare la capacità di elaborarla rinforza l’autostima e ripara dall’umiliazione narcisistica provocata non solo dalla malattia, ma anche dagli effetti spesso devastanti delle terapie fisiche. Nel nostro lavoro si è scelto di descrivere le due esperienze di psicoterapia attraverso la presentazione dei temi che si sono sviluppati, succeduti ed intrecciati nel corso del trattamento terapeutico. Le due esperienze hanno, accanto ad aspetti comuni, soprattutto per quanto riguarda i temi sviluppatesi nel corso del processo terapeutico, anche molte differenze, in particolare relativamente allo sviluppo del processo stesso. Sicuramente in entrambi i gruppi hanno agito i fattori terapeutici generali descritti in letteratura in riferimento alla psicoterapia di gruppo, ma anche fattori specifici ai gruppi con pazienti affetti da patologia organica. In entrambi i gruppi è stato possibile cogliere la differenza tra i veri sintomi propri della malattia e la sintomatologia transitoria legata a stati d'ansia o a conflitti personali, ma soprattutto l’esperienza ha avuto una importante funzione di rispecchiamento e rimodellamento dell’immagine di Sé e dell’identità. E’ stato possibile, in particolare, affrontare la relazione tra identità e vergogna. La malattia, che rappresenta un attacco al corpo, viene sentita da questi pazienti come una ferita narcisistica al senso di Sé, che mina le basi della propria identità. Nei gruppi i pazienti, non più esposti alla possibilità di sentire disprezzo e umiliazione, nella relazione con persone che vivevano la loro stessa condizione, si sono sentiti rispecchiati come persone intere e hanno potuto, quindi, recuperare una propria identità non più rigidamente strutturata nel ruolo di malato, ma ricca di tutte le sue sfaccettature.
2004
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/11577/1346494
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