Punto di partenza del saggio è un esame dell’opera di I canti rocciosi, per due cori alpini e orchestra, del compositore palermitano Giovanni Sollima, commissionata dal festival I Suoni delle Dolomiti del 2001 e presentata dalla stampa e dalla critica specializzata come “concerto evento”. Puntando l’attenzione su alcuni specifici elementi stilistico – formali la trattazione propone delle indicazioni di carattere interpretativo che possono estendersi in generale a certe nuove tendenze compositive basate sulla rielaborazione dei cosiddetti “materiali folklorici”. In particolare si osserva il prevalere dell’attenzione per le commistioni timbriche rispetto a costruzioni tematico o sviluppi ritmico-melodici. In chiave etnomusicologica, si evidenza come tendenze musicali di questo tipo, al di là di valutazioni della qualità compositiva ed estetica dei lavori proposti, si accompagnino ad una ricca pubblicistica che ne influenza decisamente la fruizione. Nel caso specifico, viene richiamato il potere evocativo del sound del cosiddetto “coro alpino” (tipologia corale semi professionistica, istituzionalizzata ad inizio XX secolo, ma presentata come portatrice del “mito della genuinità della vita naturale degli antichi popoli di montagna), illustrando la costruzione di significati associati all’atto musicale attraverso i media e i materiali informativi dell’evento concertistici, depliant turistici compresi.

Das Neue suchen, die Tradition bewahren: neue Misik in den italianischen Alpen auf der Grundlage des Traditionellen

MACCHIARELLA, IGNAZIO
2006-01-01

Abstract

Punto di partenza del saggio è un esame dell’opera di I canti rocciosi, per due cori alpini e orchestra, del compositore palermitano Giovanni Sollima, commissionata dal festival I Suoni delle Dolomiti del 2001 e presentata dalla stampa e dalla critica specializzata come “concerto evento”. Puntando l’attenzione su alcuni specifici elementi stilistico – formali la trattazione propone delle indicazioni di carattere interpretativo che possono estendersi in generale a certe nuove tendenze compositive basate sulla rielaborazione dei cosiddetti “materiali folklorici”. In particolare si osserva il prevalere dell’attenzione per le commistioni timbriche rispetto a costruzioni tematico o sviluppi ritmico-melodici. In chiave etnomusicologica, si evidenza come tendenze musicali di questo tipo, al di là di valutazioni della qualità compositiva ed estetica dei lavori proposti, si accompagnino ad una ricca pubblicistica che ne influenza decisamente la fruizione. Nel caso specifico, viene richiamato il potere evocativo del sound del cosiddetto “coro alpino” (tipologia corale semi professionistica, istituzionalizzata ad inizio XX secolo, ma presentata come portatrice del “mito della genuinità della vita naturale degli antichi popoli di montagna), illustrando la costruzione di significati associati all’atto musicale attraverso i media e i materiali informativi dell’evento concertistici, depliant turistici compresi.
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