Il saggio evidenzia i processi trasformativi avvenuti all’interno dei contesti associazionistici a partire dagli anni ’70, e lascia emergere come agli alti livelli di competenza educativa, sociale e sanitaria maturata al loro interno faccia riscontro un riconoscimento sociale e politico sempre più evidente, che le considera orami a pieno titolo soggetti del nuovo welfare societario. Nel sottolineare come le associazioni abbiano concorso in maniera determinante al riconoscimento di identità, dei diritti e dell’autonomia delle persone in situazione di disabilità ho anche cercato di evidenziare il contributo trasformativo che esse hanno arrecato alla costruzione di nuovi comportamenti e consapevolezze nella sfera pubblica e nei modelli di cittadinanza. Con prospettiva pedagogica, ho osservato come le associazioni abbiano contribuito alla affermazione di quel modello di politiche sociali che definiamo di “welfare state”, ma nel fare ciò siano anche divenute artefici più o meno consapevoli del suo superamento a favore del modello che oggi, non senza fraintendimenti, definiamo di “welfare society”. La ricerca ha fatto emergere come questo passaggio comporti l’emergere di alcuni nodi critici, che mettono a rischio la possibilità per le associazioni di conservare il loro ruolo propulsivo di innovatori, costruttori e vitalizzatori della vita democratica, rischiando di farle scivolare verso la più generica schiera di organizzazioni dell’imprenditoria sociale.

Tra welfare state e welfare society: il contributo culturale e sociale dell'associazionismo al processo di integrazione delle persone disabili

MURA, ANTONELLO
2007-01-01

Abstract

Il saggio evidenzia i processi trasformativi avvenuti all’interno dei contesti associazionistici a partire dagli anni ’70, e lascia emergere come agli alti livelli di competenza educativa, sociale e sanitaria maturata al loro interno faccia riscontro un riconoscimento sociale e politico sempre più evidente, che le considera orami a pieno titolo soggetti del nuovo welfare societario. Nel sottolineare come le associazioni abbiano concorso in maniera determinante al riconoscimento di identità, dei diritti e dell’autonomia delle persone in situazione di disabilità ho anche cercato di evidenziare il contributo trasformativo che esse hanno arrecato alla costruzione di nuovi comportamenti e consapevolezze nella sfera pubblica e nei modelli di cittadinanza. Con prospettiva pedagogica, ho osservato come le associazioni abbiano contribuito alla affermazione di quel modello di politiche sociali che definiamo di “welfare state”, ma nel fare ciò siano anche divenute artefici più o meno consapevoli del suo superamento a favore del modello che oggi, non senza fraintendimenti, definiamo di “welfare society”. La ricerca ha fatto emergere come questo passaggio comporti l’emergere di alcuni nodi critici, che mettono a rischio la possibilità per le associazioni di conservare il loro ruolo propulsivo di innovatori, costruttori e vitalizzatori della vita democratica, rischiando di farle scivolare verso la più generica schiera di organizzazioni dell’imprenditoria sociale.
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