La ricerca sulla patologia depressiva nelle epoche passate ha spesso sofferto l’assenza di una ricostruzione storica e culturale, fondamentale per comprendere il fenomeno nella sua interezza. Nell’ambizione di superare questo limite, la nostra ricerca si è incentrata su descrizioni di ordine presumibilmente depressivo contenute nei documenti sardi del XI-XV secolo, e sul confronto con gli studi effettuati in ambito mediterraneo. L’intento è di collocare la medicina basso-medievale sarda nel prospetto della storia della medicina mediterranea, valutando la visione medica, religiosa e popolare della depressione nel contesto sardo e individuando le influenze apportate dalle diverse culture. Questo percorso ha reso necessario evidenziare in che modo alcune illustri antecedenti della nostra depressione (la ‘melancolia’ greca traghettata al mondo occidentale da arabi ed ebrei, l’’accidia’ monastica, il peccato di ‘tristitia’ e il ‘tedium vitae’ latino) si sono incontrate nel bacino mediterraneo, rilanciando il valore di una comune eredità culturale. Lo spoglio della documentazione ha evidenziato da un lato l’individuazione di un percorso terapeutico ― influenzato dalla saggezza popolare e dall’autorevolezza dei medici stranieri presenti sull’isola ― e dall’altro l’evoluzione dell’approccio rispetto alle declinazioni del sentimento di tristezza, ossia le variazioni nel tempo di quella che attualmente viene categorizzata come patologia. In quest’ottica assumono una nuova dimensione le parole usate nelle descrizioni, l’atteggiamento di comprensione o di condanna verso una condizione esistenziale dallo status alterno di malattia o peccato. L’esame attento dei documenti ha consentito di rileggere storie precedentemente interpretate in chiave politico-economica rivalutandone il ruolo, ed evidenziando come la descrizione di un evento psico-fisico venga interpretato secondo lo schema del momento in cui si verifica. La condizione di cerniera tra ‘soma’ e ‘psiche’ propria di melancolia e accidia riflette da una parte la concezione che le varie epoche affidano alle due dimensioni e l’interazione che si presume tra esse, dall’altra le specificità locali frutto dell’integrazione tra le scelte dell’egemonia culturale, proveniente dall’alto, e le particolarità dell’area specifica. Lo studio si propone inoltre di restituire al pubblico alcuni cardini della cultura medievale del Mediterraneo, in un intricato sistema di fonti, traduzioni e interpretazioni che mette in gioco aspetti focali dell’identità, come cultura, religione, salute, in una lettura non aspecifica ma attentamente calibrata alla singola realtà.

La Sardegna medievale come crocevia fra culture: la prospettiva della medicina isolana fra accidia cristiana e melanconia islamica

RAPETTI, MARIANGELA;
2014-01-01

Abstract

La ricerca sulla patologia depressiva nelle epoche passate ha spesso sofferto l’assenza di una ricostruzione storica e culturale, fondamentale per comprendere il fenomeno nella sua interezza. Nell’ambizione di superare questo limite, la nostra ricerca si è incentrata su descrizioni di ordine presumibilmente depressivo contenute nei documenti sardi del XI-XV secolo, e sul confronto con gli studi effettuati in ambito mediterraneo. L’intento è di collocare la medicina basso-medievale sarda nel prospetto della storia della medicina mediterranea, valutando la visione medica, religiosa e popolare della depressione nel contesto sardo e individuando le influenze apportate dalle diverse culture. Questo percorso ha reso necessario evidenziare in che modo alcune illustri antecedenti della nostra depressione (la ‘melancolia’ greca traghettata al mondo occidentale da arabi ed ebrei, l’’accidia’ monastica, il peccato di ‘tristitia’ e il ‘tedium vitae’ latino) si sono incontrate nel bacino mediterraneo, rilanciando il valore di una comune eredità culturale. Lo spoglio della documentazione ha evidenziato da un lato l’individuazione di un percorso terapeutico ― influenzato dalla saggezza popolare e dall’autorevolezza dei medici stranieri presenti sull’isola ― e dall’altro l’evoluzione dell’approccio rispetto alle declinazioni del sentimento di tristezza, ossia le variazioni nel tempo di quella che attualmente viene categorizzata come patologia. In quest’ottica assumono una nuova dimensione le parole usate nelle descrizioni, l’atteggiamento di comprensione o di condanna verso una condizione esistenziale dallo status alterno di malattia o peccato. L’esame attento dei documenti ha consentito di rileggere storie precedentemente interpretate in chiave politico-economica rivalutandone il ruolo, ed evidenziando come la descrizione di un evento psico-fisico venga interpretato secondo lo schema del momento in cui si verifica. La condizione di cerniera tra ‘soma’ e ‘psiche’ propria di melancolia e accidia riflette da una parte la concezione che le varie epoche affidano alle due dimensioni e l’interazione che si presume tra esse, dall’altra le specificità locali frutto dell’integrazione tra le scelte dell’egemonia culturale, proveniente dall’alto, e le particolarità dell’area specifica. Lo studio si propone inoltre di restituire al pubblico alcuni cardini della cultura medievale del Mediterraneo, in un intricato sistema di fonti, traduzioni e interpretazioni che mette in gioco aspetti focali dell’identità, come cultura, religione, salute, in una lettura non aspecifica ma attentamente calibrata alla singola realtà.
2014
978-88-8467-868-3
Melanconia; Medioevo; Sardegna
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