Questo contributo è inserito nall'interno di un volume ineramente dedicata all' antico quartiere di Tursi, la Rabatana, che oggi conserva poche testimonianze del suo passato più remoto. Importante roccaforte bizantina il castello è ridotto a pochi ruderi sia per la particolare morfologia del sottosuolo sia per l’incuria degli uomini. Mai oggetto di una approfondita indagine archeologica il castello fino al secolo scorso era ancora riconoscibile nei suoi caratteri essenziali. In questo studio si cerca di relazionare una serie di dati che da un punto di vista storico e artistico restituiscano una identità ai più antichi monumenti di Tursi. La ricerca si è rivelata molto difficile a causa delle continue trasformazioni e rimaneggiamenti subiti dagli edifici. La chiesa che conserva maggiori testimonianze del proprio passato è Santa Maria Maggiore, vicino ai ruderi del castello. Si tratta di un edificio trasformato tra il XVII ed il XVIII secolo. Il rilievo dell’edificio accompagnato dalle indagini termografiche condotte sulle apparecchiature murarie ha consentito di identificare una prima chiesa risalente probabilmente al XIV secolo. Nella chiesa si trova ancora oggi un ipogeo molto rimaneggiato con un vano interamente affrescato nel XVI secolo. Il ciclo pittorico, dedicato alla Vergine, è molto interessante ed esprime una cultura aggiornata sulle maggiori tendenze del manierismo di stampo napoletano (trad. pittura napoletana). E’ possibile che questa cripta costituisca il nucleo più antico di tutto l’edificio ma le trasformazioni subite, qui come altrove, le calamità naturali e l’abbandono e la povertà lasciano solo intuire la presenza di elementi più antichi. Per questo motivo si è cercato di non trascurare le informazioni derivanti anche dall’analisi delle opere d’arte mobili presenti nell’edificio, nel tentativo di tessere una trama fitta di informazioni che compensi le numerose perdite avvenute nel corso dei secoli.

Una città dimenticata. Note per uno studio sulla Rabatana di Tursi dal Medioevo all'Età Moderna

DEROSA, Luisa Maria Sterpeta
2004-01-01

Abstract

Questo contributo è inserito nall'interno di un volume ineramente dedicata all' antico quartiere di Tursi, la Rabatana, che oggi conserva poche testimonianze del suo passato più remoto. Importante roccaforte bizantina il castello è ridotto a pochi ruderi sia per la particolare morfologia del sottosuolo sia per l’incuria degli uomini. Mai oggetto di una approfondita indagine archeologica il castello fino al secolo scorso era ancora riconoscibile nei suoi caratteri essenziali. In questo studio si cerca di relazionare una serie di dati che da un punto di vista storico e artistico restituiscano una identità ai più antichi monumenti di Tursi. La ricerca si è rivelata molto difficile a causa delle continue trasformazioni e rimaneggiamenti subiti dagli edifici. La chiesa che conserva maggiori testimonianze del proprio passato è Santa Maria Maggiore, vicino ai ruderi del castello. Si tratta di un edificio trasformato tra il XVII ed il XVIII secolo. Il rilievo dell’edificio accompagnato dalle indagini termografiche condotte sulle apparecchiature murarie ha consentito di identificare una prima chiesa risalente probabilmente al XIV secolo. Nella chiesa si trova ancora oggi un ipogeo molto rimaneggiato con un vano interamente affrescato nel XVI secolo. Il ciclo pittorico, dedicato alla Vergine, è molto interessante ed esprime una cultura aggiornata sulle maggiori tendenze del manierismo di stampo napoletano (trad. pittura napoletana). E’ possibile che questa cripta costituisca il nucleo più antico di tutto l’edificio ma le trasformazioni subite, qui come altrove, le calamità naturali e l’abbandono e la povertà lasciano solo intuire la presenza di elementi più antichi. Per questo motivo si è cercato di non trascurare le informazioni derivanti anche dall’analisi delle opere d’arte mobili presenti nell’edificio, nel tentativo di tessere una trama fitta di informazioni che compensi le numerose perdite avvenute nel corso dei secoli.
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