Dal 2006, quando l'Unione Europea ha vietato l'utilizzo di antibiotici promotori della crescita nell' alimentazione avicola (Reg. CE n. 1831/2003), si è manifestata una maggiore incidenza di malattie enteriche che hanno determinato perdite di produttività, nonché un incremento della mortalità. A tale scopo, sono state studiate diverse alternative per sostituire gli antimicrobici al fine di evitare perdite di produttività e salvaguardare la salute dei consumatori. Uno dei metodi per risolvere tale problema riguarda il controllo della microflora del tratto gastrointestinale microbista. Ciò è possibile mediante due modi: il primo metodo riguarda l'introduzione diretta di batteri vivi nel tratto digestivo; il secondo riguarda la creazione di condizioni ottimali per lo sviluppo di batteri benefici. Nell'era post-antibiotici, i probiotici, i prebiotici e la loro combinazione (simbiotici) sono proposti come soluzione ai problemi intestinali dei polli. I prebiotici sono stati utilizzati per migliorare le performance dei polli da carne con un impatto diretto sulla microflora dell’ospite ed un’azione tesa a rafforzare la mucosa intestinale contro gli agenti nocivi. Vi sono diversi modi per fornire i prebiotici ai polli ma, per raggiungere l'efficacia desiderata, essi devono essere somministrati all’animale al più presto. Convenzionalmente, la somministrazione avviene nei mangimi o in acqua, alcune ore/giorni dopo la schiusa; tuttavia, questo approccio si basa sulla quantità di mangime e/o di acqua, la qualità dell'acqua, ed altri fattori (condizioni sperimentali e di campo). Di conseguenza, la dose consumata di prebiotici varia nelle prime ore/giorni dopo la schiusa; inoltre, durante le prime fasi, subito dopo la schiusa, è possibile che i pulcini vengano infettati da batteri nocivi. Per i motivi finora elencati, è stato sviluppato l’approccio "in ovo", che consiste nell’iniettare i prebiotici direttamente nell'uovo durante il periodo di incubazione. Tale metodo consente di somministrare una quantità precisa della sostanza bioattiva a tutti gli embrioni nella fase iniziale di sviluppo, che unifica gli effetti dei prebiotici all’intera popolazione e assicura il corretto sviluppo della microflora intestinale in tutti i pulcini. La presente ricerca ha avuto lo scopo di valutare gli effetti di prebiotici, somministrati "in ovo", sulle performance di crescita e la qualità della carne (proprietà del collagene intramuscolare, misure delle fibre muscolari, contenuto di colesterolo, ossidazione dei lipidi), di polli da carne Ross 308. Il primo studio ha avuto come obiettivo quello di valutare gli effetti della modalità di somministrazione dei prebiotici: in ovo, in acqua, in ovo + in acqua sulle performance produttive nel pollo da carne. A tal proposito, sono stati condotti due studi: il primo ha avuto l’obiettivo di ottimizzare le dosi di due prebiotici commerciali DiNovo® (DN), estratto di beta-glucani e Bi2tos (BI), trans galattooligosaccaride da iniettare in ovo. I parametri studiati hanno riguardato la percentuale di schiusa e lo stato batteriologico dei pulcini appena nati. I prebiotici sono stati disciolti in 0,2 ml di soluzione fisiologica, alle dosi: 0,18, 0,88, 3,5 e 7,0 mg/embrione; al gruppo di controllo (C) sono stati iniettati in ovo 0,2 mL di soluzione fisiologica. I risultati di questo primo studio hanno indicato che le dosi ottimali di DN e BI che non riducono la percentuale di schiusa dei pulcini sono di 0,88 mg/embrione per il DN e 3,5 mg/embrione per il BI. Entrambi i prebiotici hanno consentito un aumento del numero di lattobacilli e bifidobatteri nelle feci di pollo (P > 0,05). Il secondo studio è stato condotto per valutare gli effetti di differenti prebiotici (DN, BI e RFO - oligosaccaridi della famiglia del raffinosio) somministrati in ovo (T1), in acqua (T2) e in modo combinato (in ovo + in acqua) (T3) sulle performance dei broiler e sulle caratteristiche qualitative della carne. Il peso della carcassa, la resa alla macellazione ed il peso e la resa del petto sono risultati più elevati nei gruppi trattati con prebiotici, tuttavia, differenze di significatività (P < 0,05) sono state osservate soltanto tra il DN e il gruppo C. L'assunzione di cibo e l’indice di conversione alimentare sono stati più elevati nei gruppi trattati con prebiotici. I risultati del secondo studio hanno evidenziato che i polli dei gruppi trattati con i prebiotici sono risultati più pesanti (P < 0,05). Differenze significative (P < 0,05) sono state registrate tra il gruppo RFO ed il gruppo C. Il trattamento con i bioattivi non ha avuto effetti (P > 0,05) sul pH24 ed il colore, ad eccezione del valore dell’indice del rosso (a*), misurato a 45 min dalla macellazione, che è stato più elevato (P < 0,05) nel gruppo C rispetto ai gruppi DN e RFO ed il valore L* 24 ore, che è stato più elevato (P < 0,05) nel gruppo RFO rispetto al gruppo BI. La capacità di ritenzione idrica è stata più elevata in tutti i gruppi di prebiotici rispetto al gruppo di controllo; tuttavia, le differenze non sono risultate significative (P > 0,05). Il trattamento con i prebiotici ha ridotto lievemente il contenuto di grasso intramuscolare e la quantità di colesterolo nella carne (da 47,20 a 49,44 mg/100gr) è risultata simile tra i gruppi sperimentali mentre non ha influenzato le proprietà del collagene intramuscolare. La diversa modalità di somministrazione ha influenzato il peso e la resa in carcassa, in particolare i broiler del gruppo T1 hanno mostrato valori più elevati del peso della carcassa (P < 0,01) e della resa in carcassa (P < 0,05) rispetto al gruppo T3. Il peso del petto è stato simile tra i gruppi sperimentali, mentre la resa del petto è stata maggiore nei polli che hanno ricevuto i prebiotici solo in acqua (T3) rispetto al gruppo C (P < 0,01). La modalità di amministrazione dei prebiotici ha influenzato marginalmente i parametri chimico-fisici. Il pH del muscolo pettorale, misurato a 45 minuti dopo la macellazione, è stato più elevato (P < 0,01) per il gruppo T3 rispetto agli altri gruppi. Diversamente, dopo 24 ore dalla macellazione la carne dal gruppo T3 ha registrato il valore più basso (5,78) che differiva (P < 0,05) rispetto al gruppo T2 ed al gruppo C (5,86). L’indice del rosso (a*) dopo 45 minuti è stato significativamente influenzato dalla modalità di supplementazione: differenze significative sono state registrate tra il gruppo T2 > T3 (P < 0,01) e tra il gruppo C ed il gruppo T1 (P < 0,05). Differenze significative sono state osservate anche per il colore (a*) dopo 24 ore tra il gruppo T1 > C (P < 0,05). La capacità di ritenzione idrica è stata influenzata dal metodo di somministrazione: differenze significative (P < 0,05) sono state osservate tra il gruppo T2 ed il gruppo di controllo. La modalità di somministrazione dei prebiotici ha influenzato il diametro delle fibre; infatti, le fibre del gruppo controllo sono risultate di diametro inferiore (P < 0,05) rispetto a quelle del gruppo T3 (in acqua). Il valore del diametro delle fibre dei gruppi T1 e T2 è risultato intermedio (P > 0,05). Comunque, va considerato che ad un diametro delle fibre più elevato ha corrisposto un peso superiore del muscolo pettorale, risultato più pesante nei gruppi trattati con prebiotico. Le caratteristiche del collagene intramuscolare non sono state influenzate dalla modalità del trattamento. Il petto del gruppo controllo, rispetto al petto dei polli dei gruppi prebiotici ha evidenziato un contenuto di grasso intramuscolare più elevato anche se le differenze non sono risultate significative (P > 0,05). La modalità di somministrazione dei prebiotici non ha influenzato il contenuto di colesterolo nella carne. In conclusione, l’iniezione di prebiotici in ovo combinati con la somministrazione in acqua non ha espresso effetti sinergici sulle performance dei broiler rispetto alla sola iniezione in ovo. Lo scopo della seconda ricerca è stato quello di esaminare l'effetto dell’iniezione in ovo di 2 diversi prebiotici, DN e BI, sulle performance di crescita, le caratteristiche della carcassa e l'ossidazione dei lipidi della carne di polli allevati in condizioni commerciali. Al 12° giorno di incubazione embrionale, 350.560 uova della linea Ross 308 sono state divise a random in 3 gruppi sperimentali iniettati automaticamente in ovo con: soluzione fisiologica (gruppo di controllo - C), BI alla dose di 3,5 mg/uovo e DN alla dose di 0,88 mg/uovo. I pulcini nati (maschi e femmine) sono stati alloggiati in 3 ricoveri con una densità di 21,2 - 21,5 pulcini/m2. I polli sono stati alimentati ad libitum con diete commerciali formulate in funzione della loro età. A 42 giorni di età, 15 polli da carne (7 maschi e 8 femmine), scelti a caso per ogni trattamento, sono stati pesati e macellati. Il numero finale di polli/pollaio, la mortalità registrata alla 1° settimana di vita e alla fine dell'esperimento, peso vivo/pollaio, densità (kg/m2), l'assunzione di cibo, l’indice di conversione alimentare (FCR) e l’ “European broiler index” non sono risultati diversi tra i 3 gruppi sperimentali (P > 0,05). Tuttavia, il trattamento con BI e DN è stato associato con un leggero aumento (P > 0,05) del peso vivo medio e una lieve riduzione (P > 0,05) del FCR rispetto al gruppo di controllo. Alla macellazione, i broiler di ciascun trattamento hanno mostrato valori significativamente più alti in termini di peso vivo, peso della carcassa, resa in carcassa e peso del muscolo pettorale rispetto a quelli di controllo. Come atteso, i maschi sono risultati significativamente più pesanti e con rese alla macellazione più elevate rispetto alle femmine. Le carni dei polli trattati in ovo con i prebiotici hanno mostrato una maggiore ossidazione dei lipidi rispetto a quelle del gruppo controllo durante tutto il tempo di conservazione (0-6 giorni a 4°C). Nel complesso, i risultati ottenuti con questo studio hanno fornito interessanti informazioni per un’applicazione efficace delle sostanze bioattive da utilizzare in futuro nell’industria avicola, con un impatto significativo e positivo sul benessere degli animali e sulla salute pubblica.

Influence of different prebiotics and mode of their administration on growth, carcass traits and meat quality in broiler chickens

Abiuso, Cinzia
2016-04-04

Abstract

Dal 2006, quando l'Unione Europea ha vietato l'utilizzo di antibiotici promotori della crescita nell' alimentazione avicola (Reg. CE n. 1831/2003), si è manifestata una maggiore incidenza di malattie enteriche che hanno determinato perdite di produttività, nonché un incremento della mortalità. A tale scopo, sono state studiate diverse alternative per sostituire gli antimicrobici al fine di evitare perdite di produttività e salvaguardare la salute dei consumatori. Uno dei metodi per risolvere tale problema riguarda il controllo della microflora del tratto gastrointestinale microbista. Ciò è possibile mediante due modi: il primo metodo riguarda l'introduzione diretta di batteri vivi nel tratto digestivo; il secondo riguarda la creazione di condizioni ottimali per lo sviluppo di batteri benefici. Nell'era post-antibiotici, i probiotici, i prebiotici e la loro combinazione (simbiotici) sono proposti come soluzione ai problemi intestinali dei polli. I prebiotici sono stati utilizzati per migliorare le performance dei polli da carne con un impatto diretto sulla microflora dell’ospite ed un’azione tesa a rafforzare la mucosa intestinale contro gli agenti nocivi. Vi sono diversi modi per fornire i prebiotici ai polli ma, per raggiungere l'efficacia desiderata, essi devono essere somministrati all’animale al più presto. Convenzionalmente, la somministrazione avviene nei mangimi o in acqua, alcune ore/giorni dopo la schiusa; tuttavia, questo approccio si basa sulla quantità di mangime e/o di acqua, la qualità dell'acqua, ed altri fattori (condizioni sperimentali e di campo). Di conseguenza, la dose consumata di prebiotici varia nelle prime ore/giorni dopo la schiusa; inoltre, durante le prime fasi, subito dopo la schiusa, è possibile che i pulcini vengano infettati da batteri nocivi. Per i motivi finora elencati, è stato sviluppato l’approccio "in ovo", che consiste nell’iniettare i prebiotici direttamente nell'uovo durante il periodo di incubazione. Tale metodo consente di somministrare una quantità precisa della sostanza bioattiva a tutti gli embrioni nella fase iniziale di sviluppo, che unifica gli effetti dei prebiotici all’intera popolazione e assicura il corretto sviluppo della microflora intestinale in tutti i pulcini. La presente ricerca ha avuto lo scopo di valutare gli effetti di prebiotici, somministrati "in ovo", sulle performance di crescita e la qualità della carne (proprietà del collagene intramuscolare, misure delle fibre muscolari, contenuto di colesterolo, ossidazione dei lipidi), di polli da carne Ross 308. Il primo studio ha avuto come obiettivo quello di valutare gli effetti della modalità di somministrazione dei prebiotici: in ovo, in acqua, in ovo + in acqua sulle performance produttive nel pollo da carne. A tal proposito, sono stati condotti due studi: il primo ha avuto l’obiettivo di ottimizzare le dosi di due prebiotici commerciali DiNovo® (DN), estratto di beta-glucani e Bi2tos (BI), trans galattooligosaccaride da iniettare in ovo. I parametri studiati hanno riguardato la percentuale di schiusa e lo stato batteriologico dei pulcini appena nati. I prebiotici sono stati disciolti in 0,2 ml di soluzione fisiologica, alle dosi: 0,18, 0,88, 3,5 e 7,0 mg/embrione; al gruppo di controllo (C) sono stati iniettati in ovo 0,2 mL di soluzione fisiologica. I risultati di questo primo studio hanno indicato che le dosi ottimali di DN e BI che non riducono la percentuale di schiusa dei pulcini sono di 0,88 mg/embrione per il DN e 3,5 mg/embrione per il BI. Entrambi i prebiotici hanno consentito un aumento del numero di lattobacilli e bifidobatteri nelle feci di pollo (P > 0,05). Il secondo studio è stato condotto per valutare gli effetti di differenti prebiotici (DN, BI e RFO - oligosaccaridi della famiglia del raffinosio) somministrati in ovo (T1), in acqua (T2) e in modo combinato (in ovo + in acqua) (T3) sulle performance dei broiler e sulle caratteristiche qualitative della carne. Il peso della carcassa, la resa alla macellazione ed il peso e la resa del petto sono risultati più elevati nei gruppi trattati con prebiotici, tuttavia, differenze di significatività (P < 0,05) sono state osservate soltanto tra il DN e il gruppo C. L'assunzione di cibo e l’indice di conversione alimentare sono stati più elevati nei gruppi trattati con prebiotici. I risultati del secondo studio hanno evidenziato che i polli dei gruppi trattati con i prebiotici sono risultati più pesanti (P < 0,05). Differenze significative (P < 0,05) sono state registrate tra il gruppo RFO ed il gruppo C. Il trattamento con i bioattivi non ha avuto effetti (P > 0,05) sul pH24 ed il colore, ad eccezione del valore dell’indice del rosso (a*), misurato a 45 min dalla macellazione, che è stato più elevato (P < 0,05) nel gruppo C rispetto ai gruppi DN e RFO ed il valore L* 24 ore, che è stato più elevato (P < 0,05) nel gruppo RFO rispetto al gruppo BI. La capacità di ritenzione idrica è stata più elevata in tutti i gruppi di prebiotici rispetto al gruppo di controllo; tuttavia, le differenze non sono risultate significative (P > 0,05). Il trattamento con i prebiotici ha ridotto lievemente il contenuto di grasso intramuscolare e la quantità di colesterolo nella carne (da 47,20 a 49,44 mg/100gr) è risultata simile tra i gruppi sperimentali mentre non ha influenzato le proprietà del collagene intramuscolare. La diversa modalità di somministrazione ha influenzato il peso e la resa in carcassa, in particolare i broiler del gruppo T1 hanno mostrato valori più elevati del peso della carcassa (P < 0,01) e della resa in carcassa (P < 0,05) rispetto al gruppo T3. Il peso del petto è stato simile tra i gruppi sperimentali, mentre la resa del petto è stata maggiore nei polli che hanno ricevuto i prebiotici solo in acqua (T3) rispetto al gruppo C (P < 0,01). La modalità di amministrazione dei prebiotici ha influenzato marginalmente i parametri chimico-fisici. Il pH del muscolo pettorale, misurato a 45 minuti dopo la macellazione, è stato più elevato (P < 0,01) per il gruppo T3 rispetto agli altri gruppi. Diversamente, dopo 24 ore dalla macellazione la carne dal gruppo T3 ha registrato il valore più basso (5,78) che differiva (P < 0,05) rispetto al gruppo T2 ed al gruppo C (5,86). L’indice del rosso (a*) dopo 45 minuti è stato significativamente influenzato dalla modalità di supplementazione: differenze significative sono state registrate tra il gruppo T2 > T3 (P < 0,01) e tra il gruppo C ed il gruppo T1 (P < 0,05). Differenze significative sono state osservate anche per il colore (a*) dopo 24 ore tra il gruppo T1 > C (P < 0,05). La capacità di ritenzione idrica è stata influenzata dal metodo di somministrazione: differenze significative (P < 0,05) sono state osservate tra il gruppo T2 ed il gruppo di controllo. La modalità di somministrazione dei prebiotici ha influenzato il diametro delle fibre; infatti, le fibre del gruppo controllo sono risultate di diametro inferiore (P < 0,05) rispetto a quelle del gruppo T3 (in acqua). Il valore del diametro delle fibre dei gruppi T1 e T2 è risultato intermedio (P > 0,05). Comunque, va considerato che ad un diametro delle fibre più elevato ha corrisposto un peso superiore del muscolo pettorale, risultato più pesante nei gruppi trattati con prebiotico. Le caratteristiche del collagene intramuscolare non sono state influenzate dalla modalità del trattamento. Il petto del gruppo controllo, rispetto al petto dei polli dei gruppi prebiotici ha evidenziato un contenuto di grasso intramuscolare più elevato anche se le differenze non sono risultate significative (P > 0,05). La modalità di somministrazione dei prebiotici non ha influenzato il contenuto di colesterolo nella carne. In conclusione, l’iniezione di prebiotici in ovo combinati con la somministrazione in acqua non ha espresso effetti sinergici sulle performance dei broiler rispetto alla sola iniezione in ovo. Lo scopo della seconda ricerca è stato quello di esaminare l'effetto dell’iniezione in ovo di 2 diversi prebiotici, DN e BI, sulle performance di crescita, le caratteristiche della carcassa e l'ossidazione dei lipidi della carne di polli allevati in condizioni commerciali. Al 12° giorno di incubazione embrionale, 350.560 uova della linea Ross 308 sono state divise a random in 3 gruppi sperimentali iniettati automaticamente in ovo con: soluzione fisiologica (gruppo di controllo - C), BI alla dose di 3,5 mg/uovo e DN alla dose di 0,88 mg/uovo. I pulcini nati (maschi e femmine) sono stati alloggiati in 3 ricoveri con una densità di 21,2 - 21,5 pulcini/m2. I polli sono stati alimentati ad libitum con diete commerciali formulate in funzione della loro età. A 42 giorni di età, 15 polli da carne (7 maschi e 8 femmine), scelti a caso per ogni trattamento, sono stati pesati e macellati. Il numero finale di polli/pollaio, la mortalità registrata alla 1° settimana di vita e alla fine dell'esperimento, peso vivo/pollaio, densità (kg/m2), l'assunzione di cibo, l’indice di conversione alimentare (FCR) e l’ “European broiler index” non sono risultati diversi tra i 3 gruppi sperimentali (P > 0,05). Tuttavia, il trattamento con BI e DN è stato associato con un leggero aumento (P > 0,05) del peso vivo medio e una lieve riduzione (P > 0,05) del FCR rispetto al gruppo di controllo. Alla macellazione, i broiler di ciascun trattamento hanno mostrato valori significativamente più alti in termini di peso vivo, peso della carcassa, resa in carcassa e peso del muscolo pettorale rispetto a quelli di controllo. Come atteso, i maschi sono risultati significativamente più pesanti e con rese alla macellazione più elevate rispetto alle femmine. Le carni dei polli trattati in ovo con i prebiotici hanno mostrato una maggiore ossidazione dei lipidi rispetto a quelle del gruppo controllo durante tutto il tempo di conservazione (0-6 giorni a 4°C). Nel complesso, i risultati ottenuti con questo studio hanno fornito interessanti informazioni per un’applicazione efficace delle sostanze bioattive da utilizzare in futuro nell’industria avicola, con un impatto significativo e positivo sul benessere degli animali e sulla salute pubblica.
4-apr-2016
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