L’architettura è una medaglia sulle cui facce sono impressi il progetto e la costruzione. I due aspetti sono indivisibili e anche se a volte l’architettura può fare a meno della costruzione, tuttavia quest’ultima non può mai rinunciare al progetto. La realizzazione dell’architettura è infatti il risultato dell’attenta combinazione di attività intellettuali e manuali, di grafite e di calce. Esiste però spesso uno scollamento tra chi progetta e chi costruisce. Questo ha come conseguenza fisiologica la frustrazione del progettista, che vede storpiate le proprie idee, e l’impotenza del costruttore, che non sa come realizzarle. Per tentare di evitare che ciò accada, si è sperimentato un laboratorio di progetto svolto con la partecipazione attiva di un’impresa di costruzioni che coadiuva il lavoro della docenza per gli aspetti meramente realizzativi. Le attività in seno al laboratorio sono organizzate secondo il modello del workshop, con incontri e revisioni in presenza sia di altri docenti che di figure esterne all’accademia. L’intento è quello di far confrontare gli allievi, sin dagli anni di formazione universitaria, con i problemi reali della costruzione. La sperimentazione è all’indirizzo dell’integrazione piuttosto che dell’alternanza per evitare che il momento della formazione sia confuso con quello della professione. Gli aspetti di rottura coincidono con gli intendimenti e sono: offrire agli allievi una visione del cantiere dal punto di vista del progetto architettonico e paesaggistico; permettere una formazione continua dell’imprenditore edile che così impara a comprendere anche le ragioni del progettista e a confrontarsi con queste per superare alcune resistenze di carattere pregiudiziale. Tra le criticità emerge lo scetticismo degli allievi e l’impossibilità da parte degli imprenditori di far propri i progetti migliori. Questo potrebbe superarsi inserendo i laboratori nella terza missione dell’università, espediente anche per aprirli al territorio.

La calce e la grafite: Il laboratorio di progettazione con l’impresa di costruzioni

sebastiano d'urso
2019-01-01

Abstract

L’architettura è una medaglia sulle cui facce sono impressi il progetto e la costruzione. I due aspetti sono indivisibili e anche se a volte l’architettura può fare a meno della costruzione, tuttavia quest’ultima non può mai rinunciare al progetto. La realizzazione dell’architettura è infatti il risultato dell’attenta combinazione di attività intellettuali e manuali, di grafite e di calce. Esiste però spesso uno scollamento tra chi progetta e chi costruisce. Questo ha come conseguenza fisiologica la frustrazione del progettista, che vede storpiate le proprie idee, e l’impotenza del costruttore, che non sa come realizzarle. Per tentare di evitare che ciò accada, si è sperimentato un laboratorio di progetto svolto con la partecipazione attiva di un’impresa di costruzioni che coadiuva il lavoro della docenza per gli aspetti meramente realizzativi. Le attività in seno al laboratorio sono organizzate secondo il modello del workshop, con incontri e revisioni in presenza sia di altri docenti che di figure esterne all’accademia. L’intento è quello di far confrontare gli allievi, sin dagli anni di formazione universitaria, con i problemi reali della costruzione. La sperimentazione è all’indirizzo dell’integrazione piuttosto che dell’alternanza per evitare che il momento della formazione sia confuso con quello della professione. Gli aspetti di rottura coincidono con gli intendimenti e sono: offrire agli allievi una visione del cantiere dal punto di vista del progetto architettonico e paesaggistico; permettere una formazione continua dell’imprenditore edile che così impara a comprendere anche le ragioni del progettista e a confrontarsi con queste per superare alcune resistenze di carattere pregiudiziale. Tra le criticità emerge lo scetticismo degli allievi e l’impossibilità da parte degli imprenditori di far propri i progetti migliori. Questo potrebbe superarsi inserendo i laboratori nella terza missione dell’università, espediente anche per aprirli al territorio.
2019
9788890905476
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/20.500.11769/371290
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