Il mare, studiato dai geografi, dagli oceanografi, dagli ambientalisti, dai geologi, oltre che da storici e da economisti, costituisce un importante fattore di sviluppo economico, di specializzazione e di crescita, che condiziona l’imprenditorialità, gli investimenti, le produzioni e il lavoro delle città portuali e delle località costiere in generale. La storia di Torre del Greco e del suo Monte pio dei marinai costituisce un caso esemplare di una città i cui abitanti hanno saputo modificare il loro rapporto con il mare, coniugando la tradizione creativa dell’artigianato campano con i colori e le variegate forme del corallo. Gran parte dei pescatori torresi, che sino alla fine del secolo XVIII, si addentravano nelle acque del Mediterraneo, spesso catturati dai «barbareschi», si sono nel tempo trasformati in artigiani dediti alla lavorazione e al commercio di manufatti di corallo. Istituzioni come il Monte pio dei marinai torrese, confraternita devozionale, laicizzata e aperta a finalità di reciproca assistenza e mutuo soccorso tra i so-ci, si sostenevano dal punto di vista finanziario essenzialmente con i contributi degli iscritti e con qualche rendita derivante da lasciti dei privati o da contributi pubblici. In tale contesto, le vicende del Monte, dedito all’assistenza, spirituale e materiale, dei padroni di barche e, più tardi, anche dei «corallari», grazie all’elargizione di maritaggi, sussidi per vecchiaia, assistenza medica, messe a suffragio, raccontano le vicende di un popolo di marinai che ha scandito la sua esistenza con gli avvenimenti legati al corallo, considerato da Greci e Romani il «miglior frutto del mare».

Il Monte pio dei marinai di Torre del Greco. Tre secoli di attività al servizio dei corallari (secc. XVII-XX)

FERRANDINO V
2008-01-01

Abstract

Il mare, studiato dai geografi, dagli oceanografi, dagli ambientalisti, dai geologi, oltre che da storici e da economisti, costituisce un importante fattore di sviluppo economico, di specializzazione e di crescita, che condiziona l’imprenditorialità, gli investimenti, le produzioni e il lavoro delle città portuali e delle località costiere in generale. La storia di Torre del Greco e del suo Monte pio dei marinai costituisce un caso esemplare di una città i cui abitanti hanno saputo modificare il loro rapporto con il mare, coniugando la tradizione creativa dell’artigianato campano con i colori e le variegate forme del corallo. Gran parte dei pescatori torresi, che sino alla fine del secolo XVIII, si addentravano nelle acque del Mediterraneo, spesso catturati dai «barbareschi», si sono nel tempo trasformati in artigiani dediti alla lavorazione e al commercio di manufatti di corallo. Istituzioni come il Monte pio dei marinai torrese, confraternita devozionale, laicizzata e aperta a finalità di reciproca assistenza e mutuo soccorso tra i so-ci, si sostenevano dal punto di vista finanziario essenzialmente con i contributi degli iscritti e con qualche rendita derivante da lasciti dei privati o da contributi pubblici. In tale contesto, le vicende del Monte, dedito all’assistenza, spirituale e materiale, dei padroni di barche e, più tardi, anche dei «corallari», grazie all’elargizione di maritaggi, sussidi per vecchiaia, assistenza medica, messe a suffragio, raccontano le vicende di un popolo di marinai che ha scandito la sua esistenza con gli avvenimenti legati al corallo, considerato da Greci e Romani il «miglior frutto del mare».
2008
978-88-464-9716-1
assistenza; pesca; Mezzogiorno
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/20.500.12070/14367
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