Il libro affronta con metodi e ricerche inedite la nascita del professionismo attorico a Napoli e nel regno, argomento fin qui inesplorato dalla moderna storiografia del teatro, fermo agli studi di Benedetto Croce e di Ulisse Prota-Giurleo. Le caratteristiche della civiltà teatrale napoletana vengono indagate con documenti di prima mano, in grado di spiegare le principali dinamiche culturali della vita degli attori partenopei, in un arco cronologico compreso fra la formazione della più antica compagnia dell’Arte finora nota (1575) e la devastante peste di metà Seicento (1656). Il volume illustra le peculiarità della scena artistica partenopea in rapporto con il potere spagnolo vicereale, con l’aristocrazia urbana e regnicola e con le numerose ‘nazioni’ straniere radicate nella Napoli cinque-seicentesca, con particolare riguardo alla costituzione di compagnie miste, napoletane-lombarde-ispaniche, ai loro viaggi e alle loro tournées dentro il vasto regno mediterraneo e al di fuori di esso. Indaga la rete delle ‘stanze’ pubbliche cittadine nelle quali si praticava la vendita del teatro, la loro fortuna e il loro declino in relazione alla politica asburgica, alle pressioni della Chiesa, locale e romana, e alle scelte del teatro di corte. Mette in luce il palcoscenico del golfo, che assurge a luogo teatrale pubblico di straordinaria evidenza. Chiarisce, infine, le pratiche drammaturgiche di una cultura teatrale pervasiva, che nel periodo indicato getta le basi per la propria fisionomia e sperimenta linguaggi destinati a formare le cifre stilistiche dell’invenzione della tradizione teatrale successiva. Tra la nascita della maschera di Pulcinella e quella del Capitano, tra il radicarsi della figura di Don Giovanni e quella di Don Chisciotte, tra Giovan Battista Basile e Giulio Cesare Cortese, vengono sottoposti al vaglio critico miti ed archetipi di una civiltà teatrale determinante per la storia del teatro italiano ed europeo. Una selezione di fonti, documentarie e iconografiche, reperite nei principali archivi italiani e spagnoli, correda, completa e integra il saggio. Il volume è stato ristampato nel 2020. Principali recensioni: Giuseppe Galasso sul "Corriere della Sera", 17 dicembre 2017; Siro Ferrone su http://www.drammaturgia.fupress.net/recensioni/recensione2.php?id=6967; Tomaso Montanari su "Culture teatrali", https://cultureteatrali.dar.unibo.it/presentazione-del-libro-di-teresa-megale-tra-mare-e-terra-commedia-dellarte-nella-napoli-spagnola-1575-1656/ (6 dicembre 2018); Giancarlo Alfano su https://bulzoni.it/images/allegati/Tra_mare_e_terra-recensione-Alfano.pdf; Jolanta Dygul, in Odrodzenia i Reformacji w Polsce; Roberta Alviti in "Arte Nuevo. Revista de estudios àureos", Antonio Audino su Rai-Radio 3.

Tra mare e terra. Commedia dell'Arte nella Napoli spagnola (1575-1656) / Megale, Teresa. - STAMPA. - (2017), pp. 1-470.

Tra mare e terra. Commedia dell'Arte nella Napoli spagnola (1575-1656)

MEGALE, TERESA
2017

Abstract

Il libro affronta con metodi e ricerche inedite la nascita del professionismo attorico a Napoli e nel regno, argomento fin qui inesplorato dalla moderna storiografia del teatro, fermo agli studi di Benedetto Croce e di Ulisse Prota-Giurleo. Le caratteristiche della civiltà teatrale napoletana vengono indagate con documenti di prima mano, in grado di spiegare le principali dinamiche culturali della vita degli attori partenopei, in un arco cronologico compreso fra la formazione della più antica compagnia dell’Arte finora nota (1575) e la devastante peste di metà Seicento (1656). Il volume illustra le peculiarità della scena artistica partenopea in rapporto con il potere spagnolo vicereale, con l’aristocrazia urbana e regnicola e con le numerose ‘nazioni’ straniere radicate nella Napoli cinque-seicentesca, con particolare riguardo alla costituzione di compagnie miste, napoletane-lombarde-ispaniche, ai loro viaggi e alle loro tournées dentro il vasto regno mediterraneo e al di fuori di esso. Indaga la rete delle ‘stanze’ pubbliche cittadine nelle quali si praticava la vendita del teatro, la loro fortuna e il loro declino in relazione alla politica asburgica, alle pressioni della Chiesa, locale e romana, e alle scelte del teatro di corte. Mette in luce il palcoscenico del golfo, che assurge a luogo teatrale pubblico di straordinaria evidenza. Chiarisce, infine, le pratiche drammaturgiche di una cultura teatrale pervasiva, che nel periodo indicato getta le basi per la propria fisionomia e sperimenta linguaggi destinati a formare le cifre stilistiche dell’invenzione della tradizione teatrale successiva. Tra la nascita della maschera di Pulcinella e quella del Capitano, tra il radicarsi della figura di Don Giovanni e quella di Don Chisciotte, tra Giovan Battista Basile e Giulio Cesare Cortese, vengono sottoposti al vaglio critico miti ed archetipi di una civiltà teatrale determinante per la storia del teatro italiano ed europeo. Una selezione di fonti, documentarie e iconografiche, reperite nei principali archivi italiani e spagnoli, correda, completa e integra il saggio. Il volume è stato ristampato nel 2020. Principali recensioni: Giuseppe Galasso sul "Corriere della Sera", 17 dicembre 2017; Siro Ferrone su http://www.drammaturgia.fupress.net/recensioni/recensione2.php?id=6967; Tomaso Montanari su "Culture teatrali", https://cultureteatrali.dar.unibo.it/presentazione-del-libro-di-teresa-megale-tra-mare-e-terra-commedia-dellarte-nella-napoli-spagnola-1575-1656/ (6 dicembre 2018); Giancarlo Alfano su https://bulzoni.it/images/allegati/Tra_mare_e_terra-recensione-Alfano.pdf; Jolanta Dygul, in Odrodzenia i Reformacji w Polsce; Roberta Alviti in "Arte Nuevo. Revista de estudios àureos", Antonio Audino su Rai-Radio 3.
2017
978-88-6897-081-9
1
470
Goal 4: Quality education
Goal 5: Gender equality
Goal 15: Life on land
Megale, Teresa
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