Ad inizio 1400, in un clima di un’inattesa “renaissance chevaleresque” diffusa tra Francia e Germania, un nobile piemontese, Tommaso III, figlio primogenito del marchese Federico I di Saluzzo, ideò la narrazione di un viaggio virtuale tra realtà e finzione, di tradizione dantesca, come cornice per divulgare le leggende più apprezzate nel suo tempo, utilizzando una tecnica narrativa decisamente innovativa nel suo intreccio. Le Livre du Chevalier Errant rappresentò lo sforzo estremo di affermare l’esistenza di un legame antico tra Piemonte e Francia, la forza di una medesima cultura di riferimento e la volontà di testimoniare le antiche e comuni tradizioni giuridiche, cavalleresche e nobiliari. Dello Chevalier Errant sono conosciuti due soli codici antichi, uno dei quali conservato alla Biblioteca Nazionale di Parigi, ms. f. fr. 12559, e l’altro alla Biblioteca Nazionale di Torino, ms. L. V. 6, gravemente danneggiato nell’incendio della stessa nel 1904. I manoscritti offrono un testo differente in più luoghi. La loro esecuzione è avvenuta quasi contemporaneamente in due botteghe parigine presso cui lavoravano abili maestri incaricati di miniare codici importanti, quali ad esempio quelli riservati a contenere le composizioni di Christine de Pizan. Il testo del codice di Parigi offre l’istantanea di una fase della vita di Tommaso III, quella pubblica, politica e fastosa del periodo parigino, con l’orgoglio delle tradizioni saluzzesi, della leggenda della famosa Griselda e della storia dei papi sino a Clemente VII (parente della famiglia marchionale). L’edizione del Livre in questa versione, i cui presupposti ecdotici intendono superare la precedente a cura di Marvin J. Ward, offre il senso della grande cultura dell’autore e la precocità incredibilmente ‘europea’ di un modo di narrare. Per la prima volta il testo viene trascritto integralmente e corredato di note critiche e indici. Gli emendamenti, limitati ai casi di palese errore di copia, si accompagnano ad alcune innovazioni assolute, quale quella di riportare, dopo accurato esame, in versi tutti i detti che vari personaggi storici pronunciano nel corso dei loro incontri con il Cavaliere Errante. Questi detti, espressioni tipiche della cultura medievale, erano finora rimasti per buona parte nascosti all’interno di brani in prosa e presentati in modo che non permetteva di riconoscere la loro particolare struttura.
Tommaso III di Saluzzo, Il Libro del Cavaliere Errante (BnF ms. fr. 12559)
BORDONE, Renato;RAMELLO, Laura
2008-01-01
Abstract
Ad inizio 1400, in un clima di un’inattesa “renaissance chevaleresque” diffusa tra Francia e Germania, un nobile piemontese, Tommaso III, figlio primogenito del marchese Federico I di Saluzzo, ideò la narrazione di un viaggio virtuale tra realtà e finzione, di tradizione dantesca, come cornice per divulgare le leggende più apprezzate nel suo tempo, utilizzando una tecnica narrativa decisamente innovativa nel suo intreccio. Le Livre du Chevalier Errant rappresentò lo sforzo estremo di affermare l’esistenza di un legame antico tra Piemonte e Francia, la forza di una medesima cultura di riferimento e la volontà di testimoniare le antiche e comuni tradizioni giuridiche, cavalleresche e nobiliari. Dello Chevalier Errant sono conosciuti due soli codici antichi, uno dei quali conservato alla Biblioteca Nazionale di Parigi, ms. f. fr. 12559, e l’altro alla Biblioteca Nazionale di Torino, ms. L. V. 6, gravemente danneggiato nell’incendio della stessa nel 1904. I manoscritti offrono un testo differente in più luoghi. La loro esecuzione è avvenuta quasi contemporaneamente in due botteghe parigine presso cui lavoravano abili maestri incaricati di miniare codici importanti, quali ad esempio quelli riservati a contenere le composizioni di Christine de Pizan. Il testo del codice di Parigi offre l’istantanea di una fase della vita di Tommaso III, quella pubblica, politica e fastosa del periodo parigino, con l’orgoglio delle tradizioni saluzzesi, della leggenda della famosa Griselda e della storia dei papi sino a Clemente VII (parente della famiglia marchionale). L’edizione del Livre in questa versione, i cui presupposti ecdotici intendono superare la precedente a cura di Marvin J. Ward, offre il senso della grande cultura dell’autore e la precocità incredibilmente ‘europea’ di un modo di narrare. Per la prima volta il testo viene trascritto integralmente e corredato di note critiche e indici. Gli emendamenti, limitati ai casi di palese errore di copia, si accompagnano ad alcune innovazioni assolute, quale quella di riportare, dopo accurato esame, in versi tutti i detti che vari personaggi storici pronunciano nel corso dei loro incontri con il Cavaliere Errante. Questi detti, espressioni tipiche della cultura medievale, erano finora rimasti per buona parte nascosti all’interno di brani in prosa e presentati in modo che non permetteva di riconoscere la loro particolare struttura.File | Dimensione | Formato | |
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