This dissertation aims at analysing Per Olov Enquist’s work in the light of an autobiographical perspective. After giving to print a number of acclaimed novels and dramas, often strewn with autobiographical elements and details, in 2008 he also published an autobiography, which reinforced the impression that his personal experience had been a fundamental inspiration for his fictional works. The keys that allow to read Enquist’s writings in an autobiographical light are taken from his own works: in particular, I have identified two metaphors that represent the need for ordering and finding a meaning in the world and himself, i.e. assembling puzzles and drawing maps, as well as an obsessive use of repetition, seen as the other side of the coin of the silence under which sensitive subjects (or smärtpunkterna, as the author calls them) are passed. In Enquist’s works in fact the opposing forces of negation and revelation are always at work at the same time: although disturbing experiences are often disguised or passed under silence, their intrinsic force makes sure that they are mentioned again and again, from one book to another. Enquist’s works have then been grouped into three sets with different self-representing strategies: from inserting isolated personal elements in the plot, often attributed to fictional characters, as in the first group (Kristallögat, Färdvägen, Hess and Legionärerna), to a more marked presence of the autobiographical elements, albeit still in a fictionalised frame, in the second group (Sekonden, Musikanternas uttåg, Nedstörtad ängel and I lodjurets timma), to a clear self-representative purpose in the third group, although with deeply different methods: oneiric and symbolical in Kapten Nemos bibliotek, essaistic in Kartritarna, straightforwardly autobiographical in Ett annat liv, pensively memoiristic in Liknelseboken. The conclusions I have drawn from this survey of Per Olov Enquist’s production is that the persistent recurrence of autobiographical elements in his writing is connected to the need to find a meaning and a unity, both in himself and in the world. However, straightforward autobiography is not necessarily the most adequate way to satisfy that need: in Enquist’s case, metaphor seems to offer a more effective solution.

Questa tesi si propone di analizzare l’opera di Per Olov Enquist alla luce di una prospettiva autobiografica. Dopo aver pubblicato numeri romanzi e opere teatrali di grande successo, in cui spesso compaiono elementi e dettagli autobiografici, nel 2008 l’autore svedese ha dato alle stampe un’autobiografia, la cui lettura rafforza l’impressione che le sue esperienze personali abbiano costituito una fondamentale fonte di ispirazione per le opere di finzione. Per inquadrare gli scritti di Enquist in un’ottica autobiografica vengono utilizzate alcune chiavi di lettura offerte dagli stessi testi presi in analisi. Si tratta in primo luogo di due metafore che rappresentano il bisogno di ordinare e di trovare un significato all’esperienza del mondo e della propria identità, attività che parte della critica identifica come motore stesso della scrittura autobiografica: l’assemblare puzzle e il disegnare mappe. In secondo luogo, anche l’uso quasi ossessivo della ripetizione di episodi, immagini ed espressioni viene interpretato come portatore di una valenza autobiografica. A ricorrere sono una serie di «punti dolenti» (smärtpunkterna in originale) che da un lato non vengono mai raccontati fino in fondo, dall’altro si ripresentano da un libro all’altro proprio in virtù della loro carica emotiva inespressa. Questo porta a identificare le due forze contrarie all’opera contemporaneamente nella scrittura di Enquist: da un lato l’impulso a nascondere, a negare, dall’altro quello a mostrare, a rivelare. Alla luce di queste chiavi di lettura, vengono prese in esame gran parte delle opere di Enquist, dagli esordi nel 1961 al libro più recente del 2013. Questa analisi evidenzia un’evoluzione nelle strategie di auto-rappresentazione utilizzate. In una prima fase (Kristallögat, Färdvägen, Hess, Legionärerna), gli elementi autobiografici sono isolati e spesso attribuiti a personaggi di finzione. In un secondo gruppo di opere (Sekonden, Musikanternas uttåg, Nedstörtad ängel, I lodjurets timma), assistiamo a un aumento del livello di autobiograficità, pur mantenendo un contesto finzionale. Infine, nell’ultima fase la dimensione autobiografica diventa centrale, sebbene con modalità diverse nei vari testi presi in considerazione: declinata sotto forma di saggio in Kartritarna, l’auto-rappresentazione assume forma metaforica in Kapten Nemos bibliotek, dichiaratamente autobiografica in Ett annat liv, per poi tornare a una forma ibrida ma a forte componente memorialistica in Liknelseboken. Da questa analisi delle opere di Per Olov Enquist emerge la conclusione che la costante presenza di elementi autobiografici nella sua scrittura è indice di un’esigenza di creare un ordine e trovare un senso al sé e al mondo. Tuttavia, la forma tipicamente autobiografica (cronologica, analitica) non sembra essere la più adatta a soddisfare questa esigenza, a cui risponde meglio una rappresentazione basata sulla metafora.

SELF-REPRESENTING PARABLES:THE AUTOBIOGRAPHICAL ELEMENT IN PER OLOV ENQUIST'S WORKS / C. De Marco ; tutor: A. Meregalli ; coordinatore: G. Garzone. DIPARTIMENTO DI LINGUE E LETTERATURE STRANIERE, 2017 Dec 04. 29. ciclo, Anno Accademico 2016. [10.13130/de-marco-catia_phd2017-12-04].

SELF-REPRESENTING PARABLES:THE AUTOBIOGRAPHICAL ELEMENT IN PER OLOV ENQUIST'S WORKS

C. DE MARCO
2017

Abstract

This dissertation aims at analysing Per Olov Enquist’s work in the light of an autobiographical perspective. After giving to print a number of acclaimed novels and dramas, often strewn with autobiographical elements and details, in 2008 he also published an autobiography, which reinforced the impression that his personal experience had been a fundamental inspiration for his fictional works. The keys that allow to read Enquist’s writings in an autobiographical light are taken from his own works: in particular, I have identified two metaphors that represent the need for ordering and finding a meaning in the world and himself, i.e. assembling puzzles and drawing maps, as well as an obsessive use of repetition, seen as the other side of the coin of the silence under which sensitive subjects (or smärtpunkterna, as the author calls them) are passed. In Enquist’s works in fact the opposing forces of negation and revelation are always at work at the same time: although disturbing experiences are often disguised or passed under silence, their intrinsic force makes sure that they are mentioned again and again, from one book to another. Enquist’s works have then been grouped into three sets with different self-representing strategies: from inserting isolated personal elements in the plot, often attributed to fictional characters, as in the first group (Kristallögat, Färdvägen, Hess and Legionärerna), to a more marked presence of the autobiographical elements, albeit still in a fictionalised frame, in the second group (Sekonden, Musikanternas uttåg, Nedstörtad ängel and I lodjurets timma), to a clear self-representative purpose in the third group, although with deeply different methods: oneiric and symbolical in Kapten Nemos bibliotek, essaistic in Kartritarna, straightforwardly autobiographical in Ett annat liv, pensively memoiristic in Liknelseboken. The conclusions I have drawn from this survey of Per Olov Enquist’s production is that the persistent recurrence of autobiographical elements in his writing is connected to the need to find a meaning and a unity, both in himself and in the world. However, straightforward autobiography is not necessarily the most adequate way to satisfy that need: in Enquist’s case, metaphor seems to offer a more effective solution.
4-dic-2017
Questa tesi si propone di analizzare l’opera di Per Olov Enquist alla luce di una prospettiva autobiografica. Dopo aver pubblicato numeri romanzi e opere teatrali di grande successo, in cui spesso compaiono elementi e dettagli autobiografici, nel 2008 l’autore svedese ha dato alle stampe un’autobiografia, la cui lettura rafforza l’impressione che le sue esperienze personali abbiano costituito una fondamentale fonte di ispirazione per le opere di finzione. Per inquadrare gli scritti di Enquist in un’ottica autobiografica vengono utilizzate alcune chiavi di lettura offerte dagli stessi testi presi in analisi. Si tratta in primo luogo di due metafore che rappresentano il bisogno di ordinare e di trovare un significato all’esperienza del mondo e della propria identità, attività che parte della critica identifica come motore stesso della scrittura autobiografica: l’assemblare puzzle e il disegnare mappe. In secondo luogo, anche l’uso quasi ossessivo della ripetizione di episodi, immagini ed espressioni viene interpretato come portatore di una valenza autobiografica. A ricorrere sono una serie di «punti dolenti» (smärtpunkterna in originale) che da un lato non vengono mai raccontati fino in fondo, dall’altro si ripresentano da un libro all’altro proprio in virtù della loro carica emotiva inespressa. Questo porta a identificare le due forze contrarie all’opera contemporaneamente nella scrittura di Enquist: da un lato l’impulso a nascondere, a negare, dall’altro quello a mostrare, a rivelare. Alla luce di queste chiavi di lettura, vengono prese in esame gran parte delle opere di Enquist, dagli esordi nel 1961 al libro più recente del 2013. Questa analisi evidenzia un’evoluzione nelle strategie di auto-rappresentazione utilizzate. In una prima fase (Kristallögat, Färdvägen, Hess, Legionärerna), gli elementi autobiografici sono isolati e spesso attribuiti a personaggi di finzione. In un secondo gruppo di opere (Sekonden, Musikanternas uttåg, Nedstörtad ängel, I lodjurets timma), assistiamo a un aumento del livello di autobiograficità, pur mantenendo un contesto finzionale. Infine, nell’ultima fase la dimensione autobiografica diventa centrale, sebbene con modalità diverse nei vari testi presi in considerazione: declinata sotto forma di saggio in Kartritarna, l’auto-rappresentazione assume forma metaforica in Kapten Nemos bibliotek, dichiaratamente autobiografica in Ett annat liv, per poi tornare a una forma ibrida ma a forte componente memorialistica in Liknelseboken. Da questa analisi delle opere di Per Olov Enquist emerge la conclusione che la costante presenza di elementi autobiografici nella sua scrittura è indice di un’esigenza di creare un ordine e trovare un senso al sé e al mondo. Tuttavia, la forma tipicamente autobiografica (cronologica, analitica) non sembra essere la più adatta a soddisfare questa esigenza, a cui risponde meglio una rappresentazione basata sulla metafora.
Settore L-LIN/15 - Lingue e Letterature Nordiche
Swedish literature; Per Olov Enquist; autobiography; self-representation; identity; repetition
MEREGALLI, ANDREA
GARZONE, GIULIANA ELENA
Doctoral Thesis
SELF-REPRESENTING PARABLES:THE AUTOBIOGRAPHICAL ELEMENT IN PER OLOV ENQUIST'S WORKS / C. De Marco ; tutor: A. Meregalli ; coordinatore: G. Garzone. DIPARTIMENTO DI LINGUE E LETTERATURE STRANIERE, 2017 Dec 04. 29. ciclo, Anno Accademico 2016. [10.13130/de-marco-catia_phd2017-12-04].
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