Sandro Carocci

BARONE E PODESTÀ.

L’aristocrazia romana e gli uffici comunali nel Due-Trecento*

1. -Influenza pontificia , egemonia capitolina e specializzazioni profes¬ sionali (1199-1250) -2. -Potere baronale, apparato statale, egemonia angioina (1251-1303) -3. -Podestà, signori e condottieri (1304-1350)

Nella geografia del funzionariato comunale forestiero, Roma occupò una posizione di totale squilibrio. Tutti i comuni partecipavano ad entrambi i momenti della circolazione funzionariale: fornivano magistrati, ma pure ne reclutavano. Fra la fornitura e la richiesta di ufficiali si stabilì un rapporto più o meno evidente e vincolante a secon¬ da dei contesti e delle epoche, un fluido legame che andò dal sempli¬ ce scambio, contemporaneo o differito, fino all’inserimento in circuiti informali comprendenti più città o addirittura interi schieramenti poli¬ tici. Talvolta l’interscambio fu ineguale e squilibrato. Tuttavia solo per Roma (e Venezia) restò di fatto assente.

L’ufficiale forestiero fu qui un’eccezione rarissima, a tutti i livel¬ li dell’apparato comunale. Fra la fine del XII e l’inizio del XIII seco¬ lo, a Roma il sostanziale allineamento al processo di razionalizzazione delle istituzioni comunali allora in corso in tutta Italia aveva infatti subito un precoce arresto. Anche nel comune capitolino si era in effet¬ ti verificato il passaggio da un regime a guida collegiale (il senato di cinquantasei membri) al governo di un ufficiale unico (il senatore, più tardi la coppia di senatori). Ma mentre negli altri comuni alle prime forme di podestariato di estrazione locale subentrò il ricorso a perso-