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Greco, Gallico ed Etrusco: Varrone e le componenti del Latino

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Année 2011 80 pp. 167-178
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L’Antiquité Classique 80 (2011), p. 167-178. Greco, Gallico ed Etrusco: Varrone e le componenti del Latino

1. Secondo una notizia varroniana riportataci da Giovanni Lido (de magistratibus,

2, 13), la lingua latina si comporrebbe di tre elementi costitutivi, il Greco (o meglio l’Eolico), il Gallico e l’Etrusco, in accordo alla teoria varroniana della mescolanza delle lingue1: ὅτι δὲ οὐ Ῥωμαῖον τουτὶ τὸ ῥημάτιον, μάρτυς ὁ Ῥωμαῖος Βάρρων ἐν βιβλιῷ πέμπτῳ περὶ Ῥωμαϊκῆς διαλέκτου, ἐν ᾧ διαρθ< ρ> οῦται ποία μέν τις λέξις Αἰολική, ποία δὲ Γαλλική, καὶ ὅτι ἑτέρα [ ἡ] Θουσκῶν, ἄλλη δὲ Ἐτρούσκων, ὧν συγχυθεισῶν ἡ νῦν κρατοῦσα τῶν Ῥωμαίων ἀπετελέσθη φωνή.

Il testo2 di Giovanni Lido, fra gli altri dubbi che solleva, presenta un’immediata difficoltà esegetica: come spiegare il duplice e quindi pleonastico riferimento alla lingua degli Etruschi3 ([ ἡ] Θουσκῶν, ἄλλη δὲ Ἐτρούσκων)? Tale ridondanza è stata messa in relazione con un’altra apparente contraddizione del testo: la mancata menzione del Sabino. Come è possibile4, ci si è chiesti, che Varrone, che costantemente attribuiva un ruolo di primo piano ai Sabini come nella storia di Roma così nella formazione della lingua latina, non abbia citato in questo caso il Sabino

Desidero ringraziare il Professor Bruno Rochette (Université de Liège) per l’attenzione con cui ha seguito la stesura del presente lavoro. Mia ovviamente la responsabilità di quanto sostenuto nelle pagine seguenti.

1 Testo tratto da H. FUNAIOLI, Grammaticae Romanae Fragmenta, Lipsiae, 1907, fr. 296 p. 311. Cf. anche l’edizione di G. GOETZ, F. SCHOELL, M. Terenti Varronis de lingua Latina quae supersunt, Lipsiae, 1910, fr. 47 p. 201 ; A. TRAGLIA, Marco Terenzio Varrone, Opere,

Torino, 1974, fr. 8 p. 502.

2 Per il testo di Giovanni Lido rimando alla recente edizione di M. DUBUISSON, J. SCHAMP, Jean le Lydien. Des magistratures de l’État romain, Paris, 2006, in particolare p. 18 e p. 149-150.

3 Pensano ad un errore della tradizione G. PASCUCCI, “ Le componenti linguistiche del latino secondo la dottrina varroniana”, in Scritti in onore di Benedetto Riposati, vol. 2, Rieti, 1979, p. 339-363, in part. p. 339-342 (ivi bibliografia precedente) e F. CAVAZZA, Studio su Varrone etimologo e grammatico, Firenze, 1981, p. 88-97 e in part. p. 91-95 per la discussione relativa all’identificazione dell’opera varroniana da cui Giovanni Lido avrebbe tratto la citazione. Fondamentali le considerazioni, generali e specificamente relative a questo passo, di J. COLLART, Varron grammairien latin, Paris, 1954, p. 239. Ritiene invece che il testo abbia un suo preciso senso così come ci è stato tramandato D. BRIQUEL, “ La conception du latin comme langue mixte chez Varron”, in De lingua latina novae quaestiones. Actes du Xe colloque iInternational de linguistique latine, Paris, 1999, p. 1033-1043. Secondo lo studioso, la duplice menzione di Etruschi e Tusci rifletterebbe la distinzione tra termini di origine etrusca (tramite i

Tusci) più recente (e cioè gli abitanti dell’Etruria dei suoi tempi) e termini di origine più antica, tramite il riferimento agli Etrusci. DUBUISSON, o. c. (n. 2), p. 150, sembra seguire Briquel. Si veda oltre per la discussione di questa ipotesi.

4 Sulla presunta aporia del testo di Giovanni Lido si è soffermato in particolare PASCUCCI, l. c. (n. 3), p. 340.

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