Couverture fascicule

Anne-Valérie Pont, Orner la cité. Enjeux culturels et politiques du paysage urbain dans l’Asie gréco-romaine. Bordeaux, Ausonius, 2010

[compte-rendu]

Année 2012 81 pp. 473-475
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Anne-Valérie PONT, Orner la cité. Enjeux culturels et politiques du paysage urbain dans l’Asie gréco-romaine. Bordeaux, Ausonius, 2010. 1 vol. 14 x 20,5 cm, 727 p. (SCRIPTA ANTIQUA, 24). Prix : 25 €. ISBN 978-2-35613-023-5. La bellezza del paesaggio urbano nelle città ellenofone dell’Impero Romano rappresenta l’argomento del volume. In particolare, come viene subito chiarito (p. 9), nella ricerca si è approfondito il tema della bellezza dei monumenti pubblici : “ la beauté du paysage urbain, liée en particulier aux monuments publics, et qui résulte de l’action de la communauté civique (la beauté du site urbain, pour importante qu’elle soit, n’est donc pas notre sujet, ni celle des bâtiments privés)”. L’ambito geografico prescelto per trattare questo tema è una provincia specifica, quella d’Asia ; si tratta di una scelta senz’altro opportuna, poiché l’antica provincia d’Asia costituisce un’area privilegiata dove la ricca documentazione permette di condurre indagini basate più che altrove su dati sostanziali. Poiché – a vedere di Pont – la nozione di ‘ ornement de la cité’ ‘ se déploie véritablement à l’époque romaine’ è questa epoca, quella della provincializzazione dell’Asia, che segna l’inizio della ricerca, mentre il limite superiore è dato dalla fine del IV secolo. La nuova religione finisce con rimodellare anche il tessuto urbano e mutare prospettive e destinazione delle beneficenze pubbliche. Nello studio, però è attribuita la dovuta cura nel percepire differenze e indizi di mutamenti a partire dalla fine del III secolo d. C. Concordo con la scelta del limite superiore, forse qualche obiezione si può sollevare in merito allo studio dello sviluppo urbano di città quali, per esempio, Pergamo la cui evoluzione è comprensibile solo alla luce dell’espansione e degli abbellimenti di età ellenistica. La scelta di procedere dall’età romana, certo dovuta anche alla giustificabile necessità di limitare la ricerca, preclude lo sfruttamento di materiali preziosi quali la legge sugli astynomoi di Pergamo (OGIS,

483 ; G. Klaffenbach, Die Astynomeninschrift von Pergamon, Berlin, 1954). Tale regolamento urbanistico, però, meritava comunque di entrare nella discussione, dal momento che l’iscrizione – pur di età attalide – fu ripubblicato in età adrianea. Pergamo costituisce poi un caso piuttosto delicato perché l’esito spettacolare delle soluzioni urbanistiche adottate per la città dai dinasti è strettamente legato alla valorizzazione della sua particolare posizione geografica ; lo splendido risultato di una città a più livelli è l’effetto di un sapiente sfruttamento della posizione della rocca. Per Pergamo, per Smirne e per altre comunità urbane si pone dunque la questione del rapporto tra natura e intervento umano, ovvero dell’interazione tra paesaggio naturale e paesaggio urbano e non è sempre semplice stabilire dove le scelte urbanistiche siano completamente indipendenti dai condizionamenti ambientali. Ci si potrebbe domandare, inoltre, se in passato si sia elaborata una definizione del bello a proposito delle città, a somiglianza di quanto gli artisti avevano proposto per la figura umana. Come è esistito un canone per il corpo, così sono certo stati avanzati suggerimenti e riflessioni per le città – oltre a quelle note – prescrittive e descrittive – di Platone e Aristotele. Non solo elogi di retori ma anche proposte e visioni di architetti e filosofi hanno indicato come rendere bella una comunità urbana. Lo sviluppo coerente, ordinato e

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