Zitiervorschlag: Cesare Frasponi (Hrsg.): "Lezione CCXXVII", in: Il Filosofo alla Moda, Vol.4\227 (1728), S. 203-209, ediert in: Ertler, Klaus-Dieter / Fuchs, Alexandra (Hrsg.): Die "Spectators" im internationalen Kontext. Digitale Edition, Graz 2011- . hdl.handle.net/11471/513.20.4567 [aufgerufen am: ].


Ebene 1►

Lezione ccxxvii.

Ciò che ci entra per l’orecchio forma in noi minor impressione di quello veggiamo con gl’occhi.

Zitat/Motto► Segnius irritant animos demissa per aurem quàm quæ sunt oculis subjecta fidelibus, & quæ ipse sibi tradit spectator.

Horat. A. P. v. 180. ◀Zitat/Motto

Ebene 2► Metatextualität► Se pubblicassi tutti gli avvisi sopra diversi soggetti, che mi vengono da varie persone così distinte per la qualità, come per le circostanze, nelle quali si ritrovano, la sola pubblicazione senza accompagnarla con riflesso veruno, basterebbe ad eccitare tutte le passioni d’un uomo. Le due, o trè seguenti lettere serviranno di prova. Pare, che le persone dalle quali le ho ricevute, fuori di stato per ricorrere alla auttorità delle Leggi, le abbino piuttosto scritte, per iscarricarsi il cuore, che sulla speranza di ottenere giustizia, o qualche consolazione. ◀Metatextualität

[204] Ebene 3► Brief/Leserbrief► Sig.Filosofo.

Io sono una Giovane di qualche Beltà, e di qualche nascita, maritata in un Gentiluomo, che mi adora, ma ho la disgrazia di essere l’oggetto della rea passione d’un intimo Amico del mio Sposo. Questa grande famigliarità gli dà libero l’ accesso presso di me, ed occasioni frequenti di parlarmi da solo a sola. Il mio cuore si ritrova in una estrema agonia, ed il rossore mi copre il viso, nel vedermi ridotta à palesarvi, che mia madre la più interessata di tutte le Donne, e guadagnata dal falso amico, mi sollecita in suo favore. Lo stesso mio buono, e credulo sposo sovente mi sgrida, perche mostro della impazienza alla vista del suo Amico. Non mi ritrovo mai sola con mia madre, che non mi stordisca con racconti circa le più accreditate nella Città. La tale, e la tale, mi dice, sono tanto colpevoli quanto potreste esser voi seguendo il mio conseglio. Ella ride, alle mia sorpresa, e cerca d’insinuarmi, che non ostante la sua riputazione di Donna virtuosa, io non sono Figlia di suo marito. Sarebbe desiderabile, che la pubblicazione di questa lettera mi liberasse dalla crudele importunità della madre, e dalla perfida gallanteria dell’Amico. Amo sinceramente la virtù, e sono rissoluta [204] di conservare la mia onestà. A fine di prevenire la funesta conseguenza d’una simile scuoperta, ed impedire, che mio marito non risenta l’affronto, che tenta di fargli l’amico, e che mia madre non sia esposta alla infamia, non ritrovo altro mezzo, che di abbandonare il paese. Le Persone interessate vedranno, ben subito, che la mia partenza viene da loro, e benche non sieno più sensibili a’ principj d’onore, mi lusingo, che la lettura di questa lettera potrà loro cagionare del ribrezzo, e ricondurgli al loro dovere. Vi priego dunque, se avete qualche compassione per la virtù offesa, d’inserire queste poche righe in qualch’uno de’ vostri Fogli volanti, ed obbligherete infinitamente &c.

Silvia. ◀Brief/Leserbrief ◀Ebene 3

Ebene 3► Brief/Leserbrief► Sig. Filosofo.

Mi è toccata una moglie di merito, ma mi sono innamorato d’una Giovane a lei nota, e che dee maritarsi con un Gentiluomo, il quale non è indegno di possederla. Tengo la Dote di questa Giovane in deposito, il che rende, in qualche maniera necessario il mio consenso; ma sono disperato quanto pensa alla Felicità di quello, che la deve sposare; e ne provo una sì grande in-[206]vidia, che, contro ogni ragione, ed equità, non vi è cattivo raggiro, a cui non pensi per ritardarne le nozze. Non già che io abbi la minima speranza. Emilia, così nommerò la Giovane, è di una rigorosa virtù; ed il di lei Amante, è quello fra tutti gli uomini, che scieglierei per Amico: pure la gelosia, benche sì male collocata, mi rode, e mi divora: tormentato, e sensibile, come un Demonio, maledico, ciò, che non posso à meno di non approvare. Almeno questa confessione della mia diabolica disposizione fosse un segno del mio pentimento; ma, di presente, vorrei più tosto vedere la rovina di queste due illustri persone, che la loro unione. Vi priego, Sig. Filosofo, darmi una lezione sopra questa crudele invidia, che mi tormenta, benche sì male fondata; e mettere tutto in opra per esorcisare una folla di persone, che ne sono quasi così possiedute, come il vostro servidore

Cannibale. ◀Brief/Leserbrief ◀Ebene 3

Ebene 3► Brief/Leserbrief► Sig. Filosofo

Non tengo altra via fuori di questa per rendere le mie grazie ad’un uomo, e mostrare il mio rissentimento ad’un altro. Ecco la situazione, in cui mi ritrovo. Sono cinque anni passati, che [207] un Gentiluomo, il quale ha più beni di quelli, che io nè dovessi aspettare, sul piè, in cui si ritrovano le cose, a riguardo del nostro Sesso, mi va coltivando. Voi sapete, che due persone ponno conversare assieme in certa maniera, da cui i loro amici ne presagiscano un matrimonio, e le credano fatte una per l’altra. Da qualche tempo fummo rimirati egli, ed io, con tale aspetto; sono più di trè anni, che io l’amo, con assai tenerezza. Persuasa, ch’egli sia attentissimo alla sua Fortuna, avevo sempre creduto vivesse con grande economia, per mettere à parte ciò che potea mancare alla mia, e così compensare ciò che un altra gli avesse potuto recare; ma, saranno in circa tre mesi, m’accorsi, ch’egli cambiava condotta verso di me, che affettava di ritrovarmi sola, e che si esprimeva in termini più appassionati dell’ordinario, sotto pretesto di non essere più padrone della sua passione, di non potere più resistere a’ miei vezzi, con altre belle cose di questa natura. Non ostante la nostra longa prattica, non ho mai avuto il coraggio di rispondergli, che non dipendea se non da lui il possiedermi. Ma l’latra sera ebbe l’ardire, e la sfacciataggine di spiegarsi, e dichiararmi apertamente, che non volea se non per sua Innamorata. Io gli risposi, come dovevo; ed’egli mi offrì al doppio di ciò, [208] che mi presentava, per impegnarmi alla resa. Senza avere un minimo riguardo alla collera, che in me s’accendeva, mi disse, ch’egli era pentito d’essersi così male approfittato di que’ felici momenti ne’ quali si siamo ritrovati soli. E vero, aggionse, che lo siamo anche adesso. Me ne fuggj, perciò subito presso una Dama mia vicina, a benche suo marito si ritrovasse nella Camera, mi gettai sopra il letto, dove incontinente versai un torrente di lagrime. Subito l’Amica pregò il marito à ritirarsi; ma egli non volle acconsentirvi. Vi è rispose qualche cosa di sì straordinario nel di lei stato, che voglio essere a parte della sua aflizione. Siasi qualsivoglia cosa, ella è abbastanza vostra Amica, perche io sia persuaso, che puol’esiggere da me tutta la possibile assistenza. Si assise, indi, vicino a me, e mi parlò in sì fraterna maniera, che gli scuoprj tutto il motivo del mio dolore. Si mostrò tanto mal’ soddisfatto dell’indegno procedere di quel traditore; ebbe tanto riguardo alla mia debolezza, e mi addusse ragioni sì buone per distaccarmi dall’amicizia di quel perfido, il quale non pensava se non à corrompermi, che sperò di totalmente essiliarlo dal mio cuore. Questo buon Signore, colla sua sposa, sono oggi la mia unica consolazione; nè sono più infastidita con loro, di quello fossi sola. Così mi lusingo che, in breve, il dis-[209]pregio, anzi l’odio, succederanno, alle reliquie di tenerezza, che io potessi nodrire per un infame villano. Sono &c.

Dorinda. ◀Brief/Leserbrief ◀Ebene 3 ◀Ebene 2 ◀Ebene 1