Zitiervorschlag: Giovanni Ferri di S. Costante (Hrsg.): "Il pugilato", in: Lo Spettatore italiano, Vol.3\36 (1822), S. 152-155, ediert in: Ertler, Klaus-Dieter / Fuchs, Alexandra (Hrsg.): Die "Spectators" im internationalen Kontext. Digitale Edition, Graz 2011- . hdl.handle.net/11471/513.20.808 [aufgerufen am: ].


Ebene 1►

Il pugilato

Zitat/Motto► Μή πρóτέρον, έφη, ταύτα, ώ Α’θηυαίοι

ψηφίσεσθε, άν μή τού έλέου τόν βωμόν

καθέλητε

(Lucian. in Demonact.)

Ateniesi, consiglio non potete voi tenere di porgere
questi inumani spettacoli, o no (le pugne de’gla-
diatori), se prima non avrete cominciato ad ab-
battere l’ara della Pietà. ◀Zitat/Motto

Ebene 2► È tra gl’Inglesi il pugilato ad un’ora un duello ed uno spettacolo. Nel rimanente d’Europa la gente per armeggiar si nasconde; laddove tra quelli gli schermi a corpo per corpo si fanno in pubblico. Vi si rauna il popolo, e fatto cerchio, si comincia il combattimento. Se peravventura uno dei duellanti è abbattuto in terra per modo che non gli rimanga potere di difesa, pigliano allora a proteggerlo i circostanti, e impediscono che l’avversario si faccia profitto della sua caduta. E poichè sollevato e ripiantato lo hanno al suo luogo, rientra in battaglia; e così questa apparente umanità fa vie più durare e incrudelire quel giuoco. Rispondono, che se non si combattesse in pubblico, non istarebbero i combattitori a certi ordini, che in questa guisa non possono rompere impunitamente. Ma non sono pur questi ordini che hanno cambiato i semplici giuochi in veri duelli, che moltiplicano in infinito le [153] sfide e i combattimenti, e che hanno in certo modo messo in onore il mestier sozzo dei gladiatori?

Spesso altro non è il pugilato che uno spettacolo posto in opera dal più vile interesse e da una crudele curiosità. Gli spettatori stanno nelle logge disposte in modo che rassomigliano a un circo. In mezzo è l’arena, dove si vengono a guerreggiare due persone che non si sono mai viste, nè mai sono state fra sè nemiche. È sangue umano giuocato per argento e per oro! Cominciano impetuosi la loro guerra gli atleti, e in poco d’ora non v’ha parte di lor persona che non sia insanguinata. Gli spettatori pascono i loro avidi sguardi di queste scene di sangue, e con grida e con plausi riscaldano l’ire de’pugnatori. Ad ogni ferita che sopravviene, si levano novelle urla di giubilo; ed allora lo spettacolo altra cosa non lascia a desiderare, quando rimaso in sull’arena moribondo l’un degli atleti, l’altro tutto sangue e ferite n’è fuori portato, nè in lui più si conosce forma e volto di uomo. Spesso avviene che la battaglia vale la morte all’uno dei due; e l’ucciditore non porta mai pena. La giustizia ordinaria non perseguita che i segreti omicidii, ma permette che l’un l’altro si scanni in mezzo a un teatro, presenti le persone del maggior grado, non che le donne e i fanciulli!

Ebene 3► Allgemeine Erzählung► Dialog► Stomacato di tale orrore, dissi a colui che al circo mi aveva menato: Come esser può che gl’Inglesi, così pieni d’orgoglio, abbiano coraggio di chiamarsi la più civile di tutte le nazioni, mentre che si dilettano tanto di così [154] fatti spettacoli? Il piacere di tali feste non può nascere che da una tempera feroce e dal dispregio degli uomini: perchè coloro che hanno compassione e ragione, non sanno sofferire che si deprimano i loro simili ancora sotto la condizione dei bruti, e che si abbiano per giuoco i loro tormenti.

Un astante che a fianco m’era, e che aveva forte applaudito ai combattenti, e animatili al sangue, mi si rivolse con un mal viso. Si sarebbe pensato, a vederlo, ch’egli avesse pugnato assai volte, e avesse vinti assai premii, e che quei fieri giuochi fussero stati il trastullo della sua puerizia. Intesi dall’amico mio ch’egli era un lord, protettore del pugilato, che talvolta s’era messo alla prova coi più famosi atleti, dappoichè s’era ammaestrato nella scuola del celebre Mendoza. Al parlare, mi disse, io m’avvedo che voi siete straniero; e però non mi fo meraviglia che condanniate questo spettacolo. Senza dubbio che gl’Inglesi sono una civile nazione; ma spero che non uscirà mai loro di mente che la gran civiltà spegne il coraggio, che si diventa debole per forza di voler esser pietoso, e l’amor dell’umanità estingue spesse fiate l’amor della patria. Io penso come i Romani, e voglio gladiatori e libertà.

Voi stimate, risposi io, che per questi spettacoli si conservi l’ardire ai popoli: ed io avviso star molto male quel popolo che per esser valoroso abbia bisogno di esser crudele: questo è un fondar molti vizi per alzare una sola virtù. Ma questo teatro di ferocità non dispone già gli animi ad esser guerrieri: e s’è [155] trovato per fatto, non aver gli atleti le più volte, se non se un ardire locale, il quale non esce fuori dei termini del teatro. Uomini che prezzolati combattono, ed ostentano vigore, sono il più da nulla: perchè il buono ardire non è mai stato sì crudele e disonesto, che della vita degli uomini facesse mercato.

Voi mi producete, per giustificare i combattimenti de’gladiatori, l’esempio dei Romani; ma vi rispondo io, che con questi medesimi è dimostro, null’altro avere quel popolo addimesticato al sangue, senza averlo fatto più ardito, che codesta barbara professione. E non fu certo la scuola degli schermidori quella che a virtù indirizzò i Romani, e trionfar li fece e sottoporre a tributo le genti. Quando l’usanza di questi spettacoli cominciò loro a divenir familiare, già per l’acquisto di tutto il mondo, essi venuti erano a corruzione. Tosto che cittadini romani si fecero gladiatori, Roma perdette la libertà. ◀Dialog ◀Allgemeine Erzählung ◀Ebene 3 ◀Ebene 2 ◀Ebene 1